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"I SAPORI DI UNA VOLTA"
Il Maestro, la vedova Bartoli, Ideale, Mikhail, Libertà, Cafiero e poi i Bertorelli con l’Ulisse, la Rosa, Sole e l’Annina, con un altro Sole e Natalia e Telemaco, l’Isolina, Enea, Oreste, l’Ettore e la Rina, gli abitanti del Colle e la gente del Prataio… è un click ed ecco una magnifica fotografia dell’ Italia del secolo scorso, quando i racconti venivano tramandati, quando la gente credeva nell’ideale di libertà, quando la vita per tutti era basata sulla semplicità e sull’essenziale. Una strada che sale verso un paesino arroccato da millenni su una collina, un piccolo borgo diviso in due dai primi binari di una ferrovia che stanno costruendo, file di cipressi a delimitare le aree dei pochi poderi sparsi, il tramonto sul Palude Lungo quando il sole cala e accende l’acqua di una luce rossa, qualche carrozza e il sorriso garbato e gentile di un contadino su un carro trainato dai buoi. Ambientato in Toscana le vite di due famiglie i Bartoli e i Bertorelli si incontrano e si intrecciano grazie all’amore di Cafiero e Annina, una parte importante della storia dell’Italia viene raccontata attraverso le vite dei protagonisti, si inizia a conoscere il Maestro un giovane rivoluzionario che trasferitosi a Colle da un paesino del sud Italia conosce e si innamora della vedova Bartoli, spinto da ideali di libertà sarà disposto a rimetterci la vita (“…giunse alla fine del respiro, in quel momento minuscolo, in cui tutto è sospeso, si rese conto di essere solo, e un dolore perfetto lo avvolse come un abbraccio”), poi abbiamo i Bertorelli più inclini al lato pratico della vita, allevatori e commercianti di maiali, con Ulisse che sposa Rosa, la quale darà alla luce due gemelli, Sole e Annina, ma sarà un matrimonio senza amore(“… le cose son cose e hanno una vita loro, hanno forme, pensieri, hanno età e persino un colore. Siamo noi a dividere, a costruire barriere, ad alzare, abbassare, a dire chi è buono e cosa invece è peggiore. L’Annina capì così la distanza tra la madre e l’Ulisse. La sentì forte, batterle il petto. Una botta improvvisa, una crepa sul cuore. La ferita bruciante di un dolore perfetto”). Queste due famiglie saranno inevitabilmente travolte da un destino comune e dalla storia che avanza, prima i moti rivoluzionari del risorgimento, passando per la prima guerra mondiale e per finire al secondo conflitto mondiale che vide la nostra terra, i nostri nonni provati da un dolore incredibile ma ricchi di esperienza e di storie da raccontare. Esattamente come la macchina del moto perpetuo che Ideale voleva costruire, le vite delle famiglie vengono raccontate di generazione in generazione e inevitabilmente, come un destino ineluttabile al quale non si può sfuggire, sembra quasi che la storia si ripeta e si riversi sui giovani delle famiglie mostrandoci le varie forme e sfumature che può assumere il dolore, per ognuno dei personaggi il dolore si è presentato in forme e in situazioni diverse ma sempre nella sua completezza.
Sembra quasi di guardare una fotografia in bianco e nero, una di quelle dove la famiglia è numerosa e tutta riunita, dove riesci sempre a dare un ruolo ben definito a ogni personaggio e rivedi un po’ di te in ognuno di loro. Riccarelli ci racconta una favola profondamente realistica, ricca di descrizioni in cui è facile abbandonarsi per quanto siano forti e delicate allo stesso tempo, è poesia pura travestita da racconto che porta il lettore a fluttuare nel passato. Con uno stile elegante ma senza essere pretenzioso, con un linguaggio intimo e vicino a chi legge questo è un romanzo che nella sua semplicità sa di buono, di valori sani, leggerlo è stato come assaporare una pietanza di altri tempi quando si cucinava con i prodotti della propria terra e grazie al suo gusto genuino si ritorna con i ricordi a un passato che può ben raffigurare quello di tante famiglie italiane…..al giorno d’oggi potrei addirittura definirlo un romanzo “biologico”.
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la tua splendida recensione rende onore ad uno dei più bei romanzi degli ultimi anni.....