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PILU RUSSU , MALU PILU
E’ intorno a Costanza, figlia del barone Domenico Safamita, che si svolge la nostra storia.
Saga familiare, ambientata nella seconda metà dell’ottocento, che vede protagonista questa bimba che possiede una peculiarità: capelli rossi, pelle bianchissima, efelidi.
Ciò la rende diversa, additata, emarginata, rifiutata persino dalla madre che le preferisce i figli maschi.
Amata profondamente dal padre, di un amore raddoppiato, a compensazione delle mancanze materne, Costanza, neonata, è affidata alle cure di una balia: Amalia Cuffaro, che sarà la sua nutrice, madre, amica e la proteggerà dalle malelingue e dalle violenze materne.
La bimba cresce bene, un po’ riservata, condividerà la maggior parte del suo tempo con la servitù, cucendo e ricamando in loro compagnia. Cantante e musicista dotata, è buona, intelligente, benevola con i familiari, disposta al perdono.
La narrazione avviene per bocca di Amalia, che dopo la morte di Costanza, si ritira con una nipote alla Muntagnazza, una sorta di loculo per vivi, in provincia di Agrigento. Qui, nell’affaccendarsi lento e noioso nella grotta adibita ad abitazione, racconta alla nipote Pinuzza le vicende di Costanza e della famiglia Safamita.
La ricchezza, le avversità, gli amori raccontati, si svolgono fra detti popolari e proverbi rivelandone la saggezza, l’ignoranza e la cattiveria intrise di povertà.
Il periodo storico, vede dapprima l’unita’ d’Italia, la deposizione del regno delle due Sicilie, la nascita di cosche, germogliate dal malcontento popolare, culla della mafia che proprio ora si andava a formare.
L’assassinio di nobili eredi di latifondo chiude la parentesi storica che accompagna i trentasei anni di vita di Costanza.
Lettura piacevole, con molte citazioni in siciliano, che obiettivamente sono risultate più comprensibili del previsto.
Sicuramente per la prima metà il racconto si svolge lento, senza colpi di scena, poi s’arricchisce, dando più movimento e diventando più accattivante.
Non poteva mancare il solito ‘porco’, violatore di bimbi innocenti, corna e ricorna, odio e amore, figli illegittimi, povera gente che subiva ogni angheria pur di poter mangiare….
Ci si cala completamente nelle realtà del tempo, in una Sicilia che fin da allora si impregna di omertà, parola che sembra essere stata concepita proprio in questa bellissima isola.
Le donne che si ritrovano nella stanza del cucito conoscono tutto di tutti, spettegolano su amori, tradimenti, in un vociare continuo, per ore e ore, poi nessuno sa nulla, nessuno parla.
La cosa che più mi è piaciuta in questo romanzo è, l’amore puro che lega Domenico Safamita alla figlia Costanza preferendola ai figli maschi. Un amore al disopra di tutto, e non posso approfondire ulteriormente per non cadere in SPOILER. Un padre che pur consigliando e guidando, permette alla figlia le proprie scelte percependo solo in lei la vera erede della famiglia Safamita.
Un padre che dice alla propria figlia che prima di tutto deve amare se stessa, per poter essere apprezzata dagli altri. Solo amandosi, pensando a se stessa,potrà essere amata.
Così diventerà una donna amabile, bella, affascinante e passionale e darà lustro alle sue innumerevoli qualità rendendole evidenti grazie alla sicurezza in se stessa.
Così fu, come dicono i siciliani.
Non è il più bel libro che ho letto, ma è riflessivo, tranquillo, e ti da più di quanto si pensi durante la lettura. Alla fine dici, però, mi è piaciuto!
Megghiu suli ca mala accompagnati
Fimina ca ti ridi, t’ha dittu si
Li guai di la pignata, li sapi la cucchiara chi l’arrimina
Divertitevi se volete, di detti come questi ne troverete moltissimi.
Buona lettura
Paola
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Un caro saluto da Pia.