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Quando un libro di vent'anni fa vale ancora oggi
Un libro che ho letto grazie alla professoressa di italiano, che ci ha gentilmente obbligato a uscire fuori dal mondo fatto di fantasy, autori stranieri e cinema utopici.
Siamo a Torino alla fine dei mitici anni 80, Walter è un ragazzo come altri mille che cerca con affanno un posto nel mondo; studente universitario di filosofia a tempo perso, obiettore di coscienza al C.A.N.E (centro accoglienza nomadi ed extra comunitari) per comodità, vuole allontanarsi dal padre che non lo supporta nelle sue scelte definendolo un perdi tempo, e dalla madre silenziosa, sottomessa e marginale.
Nonostante l'aspetto iperbolico dei personaggi che circondano Walter è quasi inquietante constatare, che dopo vent'anni questo è un romanzo che tocca disagi interiori e non, che molti giovani tutt'oggi si trovano ad affrontare nel loro cammino. Il libro è un resoconto capace di toccare molto tasti dolenti senza mai incagliarsi in discorsi troppo complicati e psicologici, il linguaggio usato è sempre semplice e d'impatto, frasi brevi, a volte anche parolacce, paragrafi corti che ti fanno spesso sorridere di divertimento o di compassione per il protagonista. Un libro che con leggerezza, ma mai con superficialità tocca tasti quali: politica, amore, sesso, famiglia, università e droga; un piccolo romanzo narrativo che secondo me merita per il suo humour spesso spietato, per il suo acume nel percepire le miriadi di sfaccettature esistenti e perchè no?..Anche per il piccolo boccone amaro che si ingoia quando alla fine ti ritrovi all'inizio, un finale che ti spiazza nella sua devastante verità attuale e non puoi far altro che incassare il colpo.
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