Dettagli Recensione
Parole che vanno e vengono
Questo romanzo è simile ad un lungo viaggio, con tappe sparse fra Italia, Inghilterra, Australia e Svizzera, negli anni ottanta e duemila.
I protagonisti che accompagnano il lettore sono Viola ed il suo amato papà Giacomo. Viola è una figlia adolescente come tutte le altre, ma la diversità fra lei ed il resto dei suoi coetanei la segna con tratti indelebili la morte prematura del padre dovuta ad un infarto. Il trauma le provoca la perdita dell’uso della voce, ci sono solo parole silenziose messe nere su bianco. Da quel giorno per Viola comincia un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta del passato del proprio genitore con l’aiuto di un fedele amico di famiglia, custode di segreti e volontà preventivamente affidategli dallo stesso Giacomo; verranno portati alla luce amori, tradimenti, amicizie, errori e parole dette – non dette che forse avrebbero fatto la differenza.
Cosa sanno i figli del passato dei propri genitori? Solo quello che loro concedono di sapere ed è giusto così? Secondo me sì, ci vuole un livello di maturità che permetta di accettare e capire, senza criticare e, soprattutto, senza lasciarsi influenzare nelle scelte future. In fin dei conti sono il nostro esempio, le nostre guide come noi lo siamo/saremo a nostra volta per i nostri figli. Viola è stata coraggiosa a voler sapere, a conoscere non papà Giacomo, semplicemente Giacomo, giovane senza troppe responsabilità, con tutte le marachelle e i guai.
I capitoli sono brevi e divisi fra Giacomo e Viola, passato e presente. Questo viaggio è andato liscio, senza scosse o imprevisti, sembra di rivisitare posti già visti, comunque scorrevole e godibile. Il finale non mi ha soddisfatta del tutto, mi aspettavo qualcosa di più incisivo e definito. Alcuni punti sono lasciati al caso, altri non sono approfonditi. Per me la pecca maggiore è la mancanza del dolore per la perdita del genitore o almeno non l'ho avvertito; avrei preferito che se ne parlasse, si facesse sentire il vuoto, i sensi di colpa, come posso spiegarmi? Manca il lato umano e reale della vicenda.
Concludendo, una lettura veloce, semplice e senza pretese, ma sicuramente piacevole.
“ Ma la verità è che i figli non sono mai come vorremmo che fossero: cerchiamo di forgiarli a nostra immagine, quando sarebbe meglio lasciarli vivere. Li riempiamo di cose, di oggetti, per colmare i vuoti dello spirito e della passione. E – parlo per me, certo – raramente offriamo loro la parte più vera e onesta di noi stessi”
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Commenti
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Mi piace a questo punto ricordare un detto canadese: "I bravi genitori devono dare le radici ai figli e procurarne le ali, per lasciarli volare" ( le parole non sono quelle giuste...l'ho adattato a a memoria, ma il significato non cambia)
Con stima e simpatia, Pia.
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