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Povera, ricchissima Anna.
La peggior condanna per un libro e' di certo l'oblío. Poi capita di incontrare una vecchissima copia di un romanzo dimenticato da tutti, che come un nonnetto ricurvo e debordante di vita da narrare , rivolge uno sguardo orfano e implora di portarlo via, costa meno di un caffè...
Niente caffè oggi, ho portato a casa altro : Anna. Anna degli elefanti.
" E i ricchi ? Chi vuole un po' di bene ai ricchi, chi li consolera' ?"
Potrebbe sembrarvi sarcasmo e invece no, questo e' il il nocciolo di un frutto che ho tanto amato , e' la storia della marchesa Anna Rosio Arlate della Rocchetta, che Moretti compone nel 1937 creando un personaggio per me indimenticabile, dolce visino scarno eroso dalla solitudine.
Anna figlia della Lombardia nasce in una ricca famiglia alla fine dell'Ottocento , da madre austera e tenace custode delle ricchezze ereditate che le imporra' regole severe e una rigida educazione. Diversamente dalle altre bimbe, la piccina non vuole bambole ma si innamora del pupazzo di un elefante che nei suoi ricordi sara' per sempre Kala Nag, come appreso dalla fiaba di Kipling che le leggeva il suo papa'.
Anna che non e'bella, che non e' brillante, che non ha fascino. Anna che non conosce l'amore di un uomo, l'affetto, la sensualita' . Anna la vergine vedova, la milionaria cui la ricchezza ha dato palazzi, denaro , gioielli per schiacciarla poi inevitabilmente in un macigno di grigia mediocrita' e poverta' esistenziale.
Anna del cui matrimonio resta solo un titolo , Signora Marchesa il cui esile corpo di ingenuo uccellino senza piume non sa indossare l'abito austero della classe nobile, donnina generosa che elemosina amore e offre patrimoni in cambio, visto che altro evidentemente non ha.
Eppure nulla, nessuno vuole questa creatura priva della salvaguardia della poverta'che invidia i meno abbienti, coloro che hanno le tasche vuote ma contano su forzieri stracolmi di amore e affetti.
Il denaro occulta la poesia, non carezze ma elefanti in carne ed ossa per lei che vorrebbe solo una casetta e un po' di calore, un modesto davanzale da cui osservare le rondini, un bimbo in braccio e un marito accanto.
Scritto con uno stile inclassificabile per il pubblico dominio, cui do un voto meramente politico - ma che a me e' piaciuto molto per la sua peculiarita'- , esso nulla ha di banale o di scontato. E' un linguaggio piacevolmente ricercato e allo stesso tempo vetusto, in disuso ma attraente, scorrevole e singolare . Indefinibile, affascinante.
Moretti inscena un dramma di inizio secolo di una povera anima ricchissima di beni terreni , cui la vita riserva montagne di ricchezza e il rifiuto dei sentimenti.
Si puo' vivere di soli soldi ? Chi vuole un po' di bene ai ricchi ?
No, non e' ironia, e' Anna, Anna degli elefanti.
E non merita di essere dimenticato, anzi...buona lettura.
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Commenti
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Complimenti anche per il nuovo avtar, fa molto Monet !
Grazie Mirko :-)
sei diventata una cacciatrice di libri poco conosciuti coi fiocchi !!!!
Sembra uno dei tuoi avatar!
Che belli i libri scritti con uno stile un po' arcaico! Li preferisco, decisamente, a molte scritture sciatte e che non sanno cosa sia la distinzione tra lingua parlata e lingua scritta.
Bruno
Bruno, effettivamente ... :-) Arcaico chic , diciamo.
Comunque sia un personaggio che resta, come mi e' restata madame Bovary o Kazu di Mishima.
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