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“Questa è una storia di vendetta e di fango, di sa
È il primo settembre del duemila quattro quando, un gruppo di separatisti ceceni e fondamentalisti islamici, fa irruzione nella scuola n. 1 di Beslan, città dell’Ossezia del Nord, tenendo in ostaggio più di mille persone per tre interminabili giorni, che finiranno con una delle stragi più cruente degli ultimi anni.
Andrea Tarabbia, scrittore italiano e studioso di letteratura russa, cerca di farci rivivere, e in un qualche modo comprendere, nel suo nuovo romanzo edito da Mondadori, le emozioni, le sensazioni, e i motivi che portano l’uomo a compiere un gesto simile.
La storia è narrata al lettore da tre personaggi diversi, che offrono una visione globale della vicenda. Il primo è il protagonista del romanzo, Marat Bazarev, nome fittizio dell’unico attentatore sopravvissuto. Egli racconta al lettore la sua storia caratterizzata dalla sofferenza di un ragazzo ceceno che cresce in mezzo all’oppressione russa e, dopo aver trovato il suo villaggio distrutto, impregnato dall’odore della morte, degli stupri e di tutta la violenza russa, decide di arruolarsi in un commando di ribelli per vendicare i suoi parenti e i suoi amici uccisi.
Le altre due voci narranti, sono di Ivan, un anziano che vive la strage dall’esterno della scuola, e di Petja, che offre il punto di vista di un bambino morto in quell’inferno di cui lui, la sua famiglia, i suoi compagni e tutti gli ostaggi, non avevano colpa.
Il romanzo dà voce in modo nudo e crudo, alle verità di una strage orribile, compiuta per motivi politici, raziali e vendicativi che ha coinvolto un migliaio d’innocenti ed emotivamente il mondo intero.
La storia non vuole giustificare gli attentatori, vuole solo essere un mezzo per ricordare e per non dimenticare le vittime, i carnefici e il male che si cela in un mondo che si definisce moderno, ma è ancora flagellato da odi raziali, da guerre e da terribili attentati.