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Un viaggio terreno, ma che sa tutto di spirituale
Andrea, un ragazzo autistico di diciassette anni, consapevole del proprio disturbo e straordinariamente determinato nel voler abbattere quel muro che lo separa dal mondo 'dei normali'; Franco, suo padre, anch'egli consapevole del problema di Andrea, ma altrettando determinato e desideroso nel vederlo libero, slegato, sciolto dalle catene che lo affliggono sin dalla nascita.
Questi sono i due protagonisti, reali, che affronteranno un fantastico viaggio attraverso l'America, permettendo loro di incontrarsi e fondersi con le etnie e con i costumi più variegati del continente.
Accanto ai capoversi descrittivi, non mancano riflessioni taglienti, domande esistenziali, elucubrazioni talvolta disperate di un padre che ha sì accettato senza esitazioni il disturbo di suo figlio, ma che talvolta ha la necessità di sfogarsi, di reagire, di chiedersi quale sia il 'Perchè?' che si trova alla base di tutto questo calvario.
Dall'altra parte, Andrea è consapevole del suo stato di salute, e presenta alcuni momenti di lucidità in cui arriva ad affermare come 'sono un uomo imprigionato nei pensieri di libertà', 'non è facile sentirsi pecora nera', 'sono stanco di vivere così'.
E c'è anche da sottolineare come, quasi a sorpresa, egli riesca perfettamente ad integrarsi con le realtà più indigenti e primitive dell'America Latina. Semplicemente perchè quelle persone vanno oltre l'etichetta superficiale dell'autismo di Andrea, ed apprezzano la spontaneità, la purezza, la sincerità di un ragazzo che utilizza una maniera diversa di comunicare, ma che comunque riesce ad arrivare dritto al cuore: è questo ciò che conta davvero.
E questo viaggio ci lascerà in eredità due persone cambiate, maturate, più consapevoli dei propri limiti, delle proprie paure e delle proprie qualità;
Andrea, anche attraverso l'amore, riuscirà a convivere meglio con la sua natura più istintiva ed irrazionale, mentre Franco prenderà atto di come sia necessario guardare al cuore, all'essenza, al vero sentimento delle persone anzichè seguire ed alimentare le etichette pregiudiziali. Un pò come ci consigliava di fare già settant'anni fa il Piccolo Principe di Saint-Exupéry.
Infine, il libro vuole lasciarci con una riflessione attualissima;
"L'associazione tra deserto ed autismo è immediata. La scarsità di relazioni, l'apparente monotonia. Il silenzio. L'essenzialità. La vita che si fa strada sgomitando, distante dall'esplosione delle foreste, infilata tra la sabbia, dentro le fessure delle rocce, che non disdegna mimetismi, adattamenti estremi, che accetta di perdere parti di sè pur di resistere". Da un punto di vista medico, Andrea è indubbiamente autistico. Ma talvolta ci siamo mai chiesti se anche noi fossimo affetti da autismo a livello emotivo? Essere chiusi mentalmente, giudicare basandoci su 'voci di corridoio', additare il prossimo perchè 'ho la sensazione che non sia una persona affidabile' è da 'normodotati emotivi'?
Non voglio che mi rispondiate, nè tantomeno voglio farlo io. Ci ha già pensato Franco al posto nostro:
"Davanti a questa prova della vita avrei imparato a sorridere: l'avrei affrontata con fatica, ma anche con responsabilità, con intenzione. Con positività.".
Ed allora "Allargo le braccia, guardo in alto e dico: 'Dai Andre, ne hai viste di notti buie. Ne sei uscito sempre'.
Grazie Andre. Grazie anche perchè ti chiami come me (e sono sicuro che non è una semplice coincidenza), ma soprattutto grazie perchè mi hai insegnato come si sta al mondo e perchè mi hai reso una persona diversa.
"Non si vede bene che col cuore".
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In effetti, è impossibile non riuscire a non comprendere la lezione di vita che Andrea ed Antonello hanno voluto condividere con noi :)
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