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il vuoto della guerra
Questo libro è una testimonianza dell'assurdità e dell'atrocità della guerra, testimonianza che ci arriva direttamente da chi, suo malgrado, la guerra l'ha dovuta vivere, subire ed agire. Nicolai Lilin usa un linguaggio crudo e spesso brutale per descrivere la follia di una guerra decisa "ai piani alti del potere", i cui veri motivi sembrano essere perlopiù oscuri a chi combatte, rischiando la vita tutti i giorni. ll protagonista di questo romanzo aveva solo diciotto anni, quando è stato costretto a partire per il servizio militare nel gruppo dei sabotatori dell'esercito russo durante la Seconda campagna cecena, come tanti giovani, chiamati a rispondere al servizio militare, è stato strappato dalla propria vita e mandato, come carne al macello, nell'inferno della guerra, che appare come una dimensione "altra" rispetto alla realtà: un non-luogo con le proprie leggi, con il proprio linguaggio, nel quale non c'è spazio per l'umanità, ridotta a mero istinto di sopravvivenza attraverso la distruzione del nemico. Il nemico perde la propria identità, cade nell'anonimato, diventando materia da distruggere, "monumento" da esibire. Ma cosa accade nella mente di un giovane soldato, risucchiato nel marcio della guerra, costretto ad uccidere per vivere? E' proprio la risposta a questa domanda che si può leggere tra le righe di questa lucida testimonianza: la mente sembra disorganizzarsi, in modo tale da percepire meno emozioni possibili, da pensare meno pensieri possibili, per salvare sè stessa dalla disintegrazione. Senza emozioni e senza pensieri c'è il vuoto e la guerra fuori diventa guerra interiore, distruzione interiore, il soldato per salvarsi non può sentire la paura, la disperazione, il disgusto, può sentire solo il vuoto e agire, agire in fretta e salvarsi. Questa perturbante sensazione di vuoto è descritta molto bene: "Io guardavo in alto e il cielo sembrava vuoto, tutto quanto sembrava vuoto. Mi sentivo abbandonato, solo, intrappolato in un posto maledetto dal quale non esisteva possibilità di ritono", la guerra diventa quindi una condizione interna dalla quale forse non esiste possibilità di ritorno, anche se si riuscisse a ritornare fisicamente a casa.
Questo libro racconta verità scomode e atroci che denunciano per esempio l'uso delle mine anti-uomo nell'esercito russo e le torture sul nemico rimaste impunite. Leggere questo romanzo permette una riflessione profonda sulla guerra, riflettere, pensare è l'unica arma che abbiamo contro quel grande vuoto che è la guerra.