Dettagli Recensione
Un romanzo sull'anticonformismo
A colpirmi sin dalle prime pagine è stata l'incoerenza del protagonista, palese soprattutto quando dichiara la propria avversione nei confronti di chi lo giudica superficialmente per poi sparare a zero un po' su tutti, in una continua contrapposizione me/gli altri; questi ultimi, poi, raggruppati in categorie (le assistenti sociali sono in un certo modo; chi va in discoteca anche; chi sta su Facebook; etc). Ad esempio, Cristiano detesta chi lo giudica per il suo abbigliamento. Giustissimo. Peccato, però, che subito dopo definisca "ridicoli" gli uomini che indossano il pinocchietto. O ancora: rimprovera gli psicologi di ridurre tutto al binomio cibo/sesso per poi, in occasione dell'amplesso con Veronica, fare lo stesso. Tendenzialmente misantropo e propenso alle generalizzazioni, Cristiano si è guadagnato la mia iniziale antipatia. Iniziale, preciso, perché l'autore, devo dire, sa scrivere bene (un solo scivolone: "più infimo"). E salva il romanzo nel migliore dei modi. Colli, infatti, ha una dote alquanto rara nella narrativa italiana: cura con sapienza lo stile, affronta temi non banali, riesce a mantenere desta l'attenzione del lettore, calibra bene il ritmo della scrittura allo scorrere degli eventi e sa davvero far "vivere" la filosofia tra le pagine di un romanzo, a differenza di altri autori osannati che imbastiscono i loro lavori su nozioni "filosofiche" facilmente rintracciabili sui bigliettini dei Baci Perugina.
Altro merito dell'autore è quello di aver disegnato un personaggio davvero fuori dagli schemi con l'anticonformista Emma, emblema degli emarginati che cercano un riscatto in questo romanzo, una donna ribelle che affronta le avversità della vita con un mix di dignità, candore e orgoglio.
Insomma, una lettura insolita, che affronta temi su cui dovremmo riflettere tutti; in primis, quello della non laicità dello Stato italiano, una questione ben sviscerata da Colli attraverso un Cristiano particolarmente ispirato.