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Paolo il caldo
 
Paolo il caldo 2013-05-16 15:42:09 Cristina72
Voto medio 
 
4.0
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    16 Mag, 2013
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Il diavolo in groppa

Nella medicina moderna si chiama dipendenza sessuale, una patologia che risucchia ogni capacità di raziocinio. Brancati, oltre mezzo secolo fa, ne ha fatto letteratura in un romanzo che porta il lettore fino alle più alte vette dell'intelletto, con elucubrazioni di sapore proustiano, per farlo bruscamente precipitare nella cloaca dei più bassi istinti.
Ne esce fuori il ritratto di un uomo intelligente e dall'indole sensuale, fatalmente dilaniato da forze contrapposte.
Cresciuto tra pranzi luculliani, canzoni strimpellate alla chitarra per favorire la digestione e avventure galanti, Paolo Castorini, precoce nei suoi primi impulsi erotici sulla scia dei parenti maschi, viene iniziato al sesso dalla domestica Giovanna, «la sputacchiera di famiglia». Solo il padre, malaticcio e disgustato dai sensi, di intelligenza sopraffina e - si vedrà in seguito - profetica, costituisce l'eccezione che conferma la regola.
Le priorità del baronetto catanese sono chiare: «Entrare per la prima volta nell'intimità di una donna: ecco un momento sublime». E di momenti simili Paolo ne conoscerà parecchi, una volta trasferitosi a Roma ed entrato a far parte dei decadenti salotti letterari della Capitale, descritti con dovizia di particolari.
Proprio a lui - si vocifera negli incontri tra intellettuali all'insegna del pettegolezzo piccante - le signore mature dovranno «il colorito della domenica».
Della donna - di qualsiasi donna - Paolo brama «quell'odore di pensieri sconvolti, il sudore della sua anima», fino alla vertigine del bene dell'intelletto.
L'amore e la vita coniugale, «voluttà benefica, ristoratrice dell'intelligenza», sembrano offrirgli un porto di quiete, ma non per molto. Il riserbo e l'orgoglio del siciliano, più forti che mai nei momenti critici, gli impediscono di chiedere esplicitamente aiuto alla moglie quando «il diavolo in groppa» si fa risentire. La scissione tra sesso e sentimento diventerà per lui sempre più netta, trasformando in depravazione il primo e in ideale angelicato il secondo.
Il romanzo, sia pure postumo e mancante degli ultimi due capitoli, ha un finale ben preciso, secondo le ultime disposizioni dello scrittore. L'impressione singolare che se ne ricava è che Brancati, con poche righe vergate in fretta, sia stato costretto ad abbandonare il suo personaggio ad un destino ineluttabile, più forte persino della sua volontà di autore.

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Commenti

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Bellissima recensione, Complimenti Cristina...
Ciao.
Ginseng666
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
17 Mag, 2013
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Ottimo commento, di nuovo.
:-)
Si..mi associo anch'io...commento caldo per un Giancarlo Giannini infuocato!! Hai visto il film Cristina? Che mito il Giannini :D
Grazie ragazze!
@Gracy: ho visto gli spezzoni... niente a che vedere col romanzo, e poi che colonna sonora orribile!
In risposta ad un precedente commento
Portoro
22 Mag, 2014
Ultimo aggiornamento:
22 Mag, 2014
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Lo sto leggendo in questi giorni, è un libro che strappa ammirazione per lo sguardo sui fenomeni, per lo stile "alto" che li registra. Il tuo riferimento a Proust è pertinente, c'è la stessa falcata letteraria (una certa avversione, anche, per la stitichezza minimalista). Brancati è uno degli artisti più puri del Novecento (molto bello anche il suo Don Giovanni in Sicilia). Buona giornata!
Mi permetto di riportare le parole che hai scritto nella tua richiesta di amicizia: uno dei "minori" che vale molto più dei "vati". Brancati è proprio questo! Ciao :-)
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