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Il diavolo in groppa
Nella medicina moderna si chiama dipendenza sessuale, una patologia che risucchia ogni capacità di raziocinio. Brancati, oltre mezzo secolo fa, ne ha fatto letteratura in un romanzo che porta il lettore fino alle più alte vette dell'intelletto, con elucubrazioni di sapore proustiano, per farlo bruscamente precipitare nella cloaca dei più bassi istinti.
Ne esce fuori il ritratto di un uomo intelligente e dall'indole sensuale, fatalmente dilaniato da forze contrapposte.
Cresciuto tra pranzi luculliani, canzoni strimpellate alla chitarra per favorire la digestione e avventure galanti, Paolo Castorini, precoce nei suoi primi impulsi erotici sulla scia dei parenti maschi, viene iniziato al sesso dalla domestica Giovanna, «la sputacchiera di famiglia». Solo il padre, malaticcio e disgustato dai sensi, di intelligenza sopraffina e - si vedrà in seguito - profetica, costituisce l'eccezione che conferma la regola.
Le priorità del baronetto catanese sono chiare: «Entrare per la prima volta nell'intimità di una donna: ecco un momento sublime». E di momenti simili Paolo ne conoscerà parecchi, una volta trasferitosi a Roma ed entrato a far parte dei decadenti salotti letterari della Capitale, descritti con dovizia di particolari.
Proprio a lui - si vocifera negli incontri tra intellettuali all'insegna del pettegolezzo piccante - le signore mature dovranno «il colorito della domenica».
Della donna - di qualsiasi donna - Paolo brama «quell'odore di pensieri sconvolti, il sudore della sua anima», fino alla vertigine del bene dell'intelletto.
L'amore e la vita coniugale, «voluttà benefica, ristoratrice dell'intelligenza», sembrano offrirgli un porto di quiete, ma non per molto. Il riserbo e l'orgoglio del siciliano, più forti che mai nei momenti critici, gli impediscono di chiedere esplicitamente aiuto alla moglie quando «il diavolo in groppa» si fa risentire. La scissione tra sesso e sentimento diventerà per lui sempre più netta, trasformando in depravazione il primo e in ideale angelicato il secondo.
Il romanzo, sia pure postumo e mancante degli ultimi due capitoli, ha un finale ben preciso, secondo le ultime disposizioni dello scrittore. L'impressione singolare che se ne ricava è che Brancati, con poche righe vergate in fretta, sia stato costretto ad abbandonare il suo personaggio ad un destino ineluttabile, più forte persino della sua volontà di autore.
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Commenti
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:-)
@Gracy: ho visto gli spezzoni... niente a che vedere col romanzo, e poi che colonna sonora orribile!
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Ciao.
Ginseng666