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ANDREA TOCCA LA PANCIA E SCALDA IL CUORE
Per me è stato impossibile non essere coinvolta da questo libro. Ti tiene magneticamente incollato a sè finchè non giungi all’ultima frase. Scritto magistralmente, con uno stile che ho adorato fin da subito, e che ha il potere di trascinarti dentro, tra le parole, tra le lettere, tra i sentimenti e i silenzi che parlano.
Questo volume di poco più di 300 pagine narra un viaggio. Questo è il racconto del viaggio di un papà e di un figlio, Franco ed Andrea. Un viaggio dove nulla è programmato, tutto è lasciato all’istinto ed al destino. Proprio lo stesso “destino” che ha voluto rendere Andrea un ragazzo speciale, un ragazzo autistico.
Attraverso gli occhi di Franco voliamo insieme a loro negli USA, nolleggiamo un’harley, sfrecciamo insieme a loro nelle immense autostrade americane. Poi giù, fino al Messico e poi all’America Latina. Tra mille sorrisi, mille abbracci e mille emozioni. Un concentrato di personalità diverse, di abitudini diverse, di paesaggi eterogenei. Soffriamo il caldo, ridiamo, piangiamo, ci preoccupiamo per Andrea. A questo racconto di viaggio si intreccia il racconto del rapporto tra un genitore e il figlio autistico.
Non essendo genitore non posso pienamente capire il significato profondo della malattia di un figlio. Pur leggendo con emozione queste righe penso di poterne solamente sfiorare il sentimento.
Che coraggio Franco ha avuto. Nonostante il parere contrario di tanti medici ha voluto intraprendere questo viaggio con Andrea. L’ha fatto per tentare, ancora una volta, di costruire un ponte che porti Andrea a comunicare con il resto del Mondo. Perché Andrea non ha le chiavi per accedervi, non trova il modo per poter comunicare con l’esterno, non riesce a trovare il codice giusto che possa permettergli di aprire quella porta della comunicazione.
Andrea. Andrea che tocca la pancia delle persone, che le abbraccia, che le bacia. Toccarle per stabilire un contatto. Perché Andrea soffre. Vorrebbe comunicare, ma non ce la fa, non riesce, la calamita dell’autismo non lo libera. Andrea è conscio del mondo esterno, delle persone, si rende conto di tutto. Ma non riesce a interagire con esso.
Particolarmente toccanti e commoventi sono le scarne, eppure dense, comunicazioni scritte che Andrea riesce ad avere con il padre e la madre. Perché è solo scrivendo che Andrea riesce ad aprire una finestra a papà e mamma.
E queste stesse righe scritte sono ciò che Franco avrà di più caro nei momenti peggiori. Quando Andrea sarà più distante, nel suo mondo, Franco lo avvicinerà a sé così, trovandolo comunque tra quei bigliettini, comprendendolo anche in quei momenti.
Questo viaggio è un viaggio libero,niente programmi, niente prenotazioni. Solo libertà. E forse questa privazione di schemi aiuterà Andrea a stare bene. Perché è quello che percepiamo in questo libro. Seppure prigioniero della propria malattia questo viaggio lo renderà felice.
Franco poi si aprirà a noi anche nei propri stati d’animo. In diversi flash back racconterà la rabbia per la malattia, la frustrazione, la confusione e soprattutto la volontà di non mollare mai. Di crederci sempre, di credere che Andrea potrà guarire, che una cura si potrà trovare.
Ma a volte haimè Franco troverà anche lo scoramento davanti a sé, l’impotenza e le preoccupazioni per il futuro di Andrea. Quando lui e la moglie non ci saranno più, come farà Andrea da solo? Ed è doloroso leggere come volutamente Franco ipotizzi di portare con se fino alla morte Andrea. Perché è questo il nocciolo del discorso. Un genitore di un figlio “diversamente abile” potrà mai smettere di pensare alla propria morte come una colpa e responsabilità verso il figlio malato?
Consiglio vivamente questo libri. Abbandonarsi alle emozioni può segnare l’anima e Andrea arriva all’anima, proprio qui, nella pancia.
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Commenti
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certi libri ti entrano dentro, non c'è nulla da fare :-)
Pia
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Sono andata in un incontro dove ho conosciuto Ervas,Franco e lui Andrea....che si aggirava tranquillo e contento ad abbracciare tutti....e quante lacrirme!!