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Il deserto dei tartari
 
Il deserto dei tartari 2013-04-07 19:03:50 silvia t
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    07 Aprile, 2013
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Il deserto dei Tartari

La speranza custodita all'interno di mura sicure, protetta e coccolata, per anni e anni; la speranza che permette di aggiungere un giorno all'altro nel lungo scorrere della vita; la speranza che si materializza quando ormai non c'è più tempo, non c'è più vita. Buzzati non racconta una storia, ma descrive uno stato d'animo presente in ogni uomo: la solitudine. L'attesa dei Tartari, come catarsi, è metafora dell'inutilità della vita che risulta vera solo nell'azione e non nell'immaginazione, la ricerca spasmodica di uno scopo in qualcosa che uno scopo non ha, il lento scorrere di giorni uguali ad altri giorni, l'inverno che aspetta l'estate che aspetta un altro inverno, nell'attesa che anche l'ultimo inverno, che anche l'ultimo giorno si consumi e l'eterno possa infine avvolgere tutto. Capolavoro del novecento italiano non si limita a trattare in modo originale un argomento così intimo e importante, ma lo fa toccando corde che il lettore neppure immaginava di avere, lo fa capovolgendo i normali punti di riferimento, avvolgendo con nebbie e oscurità la vita degli altri, quella fatta di mogli e mariti, genitori e figli, birra, cibo e divertimenti, che appaiono lontani e frivoli, quasi alieni in un mondo fatto di sogno. Infatti quello che Drogo fa per una quantità di anni che appare infinita è coltivare un sogno, costudirlo e sperare di realizzarlo; è paura quella che prova quando è lontano dalle sue mura, paura che i Tartari possano arrivare e non trovarlo e non importa se nessuno ci crede più, egli ci crede e continerà a crederci, come semplice tenente sentirà questo sogno ancora evanescente prendere forma nel suo cuore, adulto lo confronterà con le gioie che potrebbe avere là nel mondo vero e da vecchio lo consolerà nella malattia. Il sogno vincerà sempre e alla fine si realizzerà, i nemici tanto attesi arriveranno, ma proprio in quel momento, come metafora della vita, si renderà conto che tutto quello che conta, che tutto quello che voleva era raggiungere con dignità l'oblio e l'eternità. Toccante, con uno stile da lasciare a bocca aperta, lascia il lettore pieno di dubbi sulla solidità della propria vita, di quanto davvero tutto il meglio sia ormai alle spalle, non importa l'età, non importa il vissuto, importa solo quanto la speranza dentro il cuore sia viva, se c'è allora si potrà anche morire con un sorriso sincero sulle labbra.
Lettura che non può mancare, lettura che lascia un segno nel cuore e nell'animo.

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Commenti

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Che meraviglia questa recensione...lo devo leggereassolutamente, grazie.
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silvia t
08 Aprile, 2013
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Troppo buona!! Comunque leggilo perché è davvero molto bello!
Bellissima recensione, complimenti! :)
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
08 Aprile, 2013
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Molto brava, Silvia.
Letto un secolo fa, non me lo ricordo assolutamente piu' :-)
Anche a me è piaciuto molto...ottima recensione Silvia
In risposta ad un precedente commento

08 Aprile, 2013
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La recensione è bellissima, ma io purtroppo vivo questo libro come un incubo... me lo diedero da leggere al liceo, durante l'estate del 97, e lo trovai noiosissimo. 15 anni dopo forse avrebbe un altro effetto su di me, chi lo sa! In generale, non amo molto i classici
romanzo molto intenso che ho riletto pochi anni fa'!
la tua recensione gli rende giustizia!
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