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La solitudine dei numeri primi
 
La solitudine dei numeri primi 2008-10-10 08:18:16 Maristella
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Maristella Opinione inserita da Maristella    10 Ottobre, 2008
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La difficoltà di comunicare

“Mattia pensava che lui e Alice erano così,

due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma

non abbastanza per sfiorarsi davvero.”





Premio Strega 2008. Se lo aggiudica il giovane esordiente Paolo Giordano, laureato in Fisica presso l’Università di Torino, con questo libro dal titolo indubbiamente intrigante: “ La solitudine dei numeri primi”, scelto sapientemente dall’editor Mondadori Antonio Franchini.

In Matematica i numeri primi sono dei numeri che hanno la particolarità di essere divisibili solo per se stessi e per uno. Ma ci sono dei numeri primi ancora più singolari: i numeri primi gemelli. Essi sono coppie di numeri primi vicini ma separati da un unico numero pari che si frappone tra loro. Gli studiosi ci dicono che, proseguendo nella sequenza numerica, i primi gemelli sono sempre più rari ma, ogni tanto, ecco che possiamo sempre incontrarne una coppia che cerca di abbracciarsi senza mai incontrarsi per davvero, pur viaggiando sulla stessa strada.

Così sono i protagonisti di questa storia: Mattia e Alice. Due persone speciali che pur trovandosi molto vicine sono predestinate a non incontrarsi mai sul piano relazionale.

Alice, costretta dal padre a frequentare una scuola di sci, dopo un brutto incidente rimarrà menomata.

Mattia si porterà dentro l’intensa colpa di aver abbandonato la sorellina handicappata che scomparirà senza che di lei si sappia più nulla.

Seguiremo la loro vita attraversando la loro infanzia, l’adolescenza e l’età adulta con tutto il carico di problemi consequenziali ai loro traumi infantili e partecipando a tutte le loro fragilità, alla loro incapacità di esprimersi e comunicare, alla loro diversità che li fa riconoscere ed attrarre, al loro rifugio nel rifiuto, sia esso del cibo, dell’amicizia o dell’amore, al loro precario equilibrio, alla loro lenta emancipazione che si avvererà solo con un’accettazione totale della propria solitudine, delle proprie forze e dei propri limiti.

Sicuramente interessanti i capitoli dedicati all’adolescenza: il “ non detto”, le chiusure in silenzi tenaci, le scelte prese d’impulso che avranno la capacità di condizionare il futuro, l’inquietudine che opprime, le relazioni familiari prive di parole, incapaci di contenere dolore e rabbia costretti così ad implodere frantumando l’anima. Il libro è carico di tematiche importanti, come l’anoressia, l’omosessualità, l’autolesionismo, l’emarginazione, il bullismo, le problematiche familiari, l’insoddisfazione nei rapporti di coppia, spesso però vestite più da luoghi comuni che da vere e proprie esplorazioni interiori.

Il mondo adulto, poi, è evanescente o quasi inesistente, inesplorato, con personaggi non delineati, scoloriti, dai contorni vaghi ed imprecisi.

La scrittura è scorrevole e lineare, alcune metafore e similitudini indovinate, il lessico non particolarmente ricco ed entusiasmante, i ritmi scanditi in sezioni temporali cadenzate in capitoli brevi, ognuno contrassegnato dall’anno e strutturato intelligentemente in modo da invogliare il lettore a non interrompere la lettura ed è anche per questo che si legge molto velocemente. Il finale è aperto e sapientemente ci sottrae ad un tragico epilogo o a un irreale coronamento di felicità anche se è scarno nei particolari e non completamente coinvolgente.

Un autore giovane che, per la sua scrittura semplice ed essenziale e per le tematiche affrontate, si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane, lasciando però ai lettori più adulti numerosi spunti di riflessione sicuramente degni di un maggior approfondimento, in attesa di una sua seconda opera per meglio giudicarne il talento.

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