Dettagli Recensione
Un'occasione persa
Uno stupro. Violento e volgare come tutti.
Uno stupro. Un fatto talmente comune, frequente, "normale", da essere ormai notizia da ultima pagina, poco più se la malcapitata ci lascia anche la vita.
Capita a Jenny, in una bella serata romana, in una stradina nei pressi di piazza Navona (ricorda un reale fatto di cronaca di molti anni fa).
In tre la violentano, la brutalizzano, la umiliano, la lasciano tra la vita e la morte e si allontanano sghignazzando, fieri di loro stessi ... ma vengono colti sul fatto ed arrestati.
Jenny è una giovane attrice e sta girando in quei giorni un film sulla vita di Artemisia Gentileschi, che fu a suo tempo violentata da un amico del padre e, trovato il coraggio di denunciarlo, si trovò ad affrontare un terribile processo contro lo stupratore.
La vita di Jenny comincia da quel momento a sovrapporsi a quella di Artemisia, in una sorta di transfert che la aiuterà a sopravvivere, ma che la costringerà ad affrontare il processo due volte, in parallelo, al mattino nella vita reale e al pomeriggio in quella cinematografica.
Dovrà scoprire che nulla è cambiato in quattrocento anni per una giustizia che consente il tentativo di addossare alla donna la responsabilitá della violenza con la scusa della provocazione.
La trama mi aveva affascinata: Artemisia Gentileschi, un po’ per la sua vicenda umana e per il periodo buio in cui si svolse, un po’ per le sue eccezionali doti di pittrice mi ha sempre emozionato. Non potevo resistere e ho letto il libro.
Poi me ne sono dimenticata: il ricordo è tornato a galla oggi mentre assistevo in televisione ad uno di quegli spazi dedicati ai nuovi libri in uscita, in cui Maurizio Cohen presentava il suo lavoro. L’intervistatore accreditava il libro di credibilità e valore documentale, oltrechè di valore letterario.
A mio parere il libro avrebbe potuto davvero essere interessante, se si fosse approfondita la figura di Artemisia, evitando di trattarla come un personaggio qualunque, nato dalla fantasia dell’autore.
Artemisia fu di carne e sangue, soffrì ed ebbe coraggio da vendere nel denunciare la violenza subita, ben sapendo a cosa sarebbe stata sottoposta in fase processuale. Fu capace poi di ricostruirsi e prendere in mano le redini della sua vita, dimostrando autonomia e indipendenza, in anticipo di almeno 400 anni sul suo tempo, divenendo, negli ultimi decenni del secolo scorso un’icona del femminismo e non solo in Italia.
Purtroppo non ho trovato un reale approfondimento di questa grande figura di artista e neppure i personaggi del nostro tempo, Jenny e tutti gli altri, mi sono sembrati ben definiti.
La storia, anche se sostenuta da una prosa gradevole, non cattura e rimane in superficie.
Il finale, poi, mi è sembrato eccessivamente teatrale.
Peccato, un’occasione persa!
[…]
L’anello freddo e squadrato dell’uomo vestito di nero la graffiò riportandola alla realtà: non doveva pensare a nulla che potesse offrire a chi le stava davanti la sensazione del piacere, col tempo aveva acquisito la consapevolezza che non avrebbe mai più permesso a qualcuno di profanare la sua spiaggia. Il desiderio rimaneva protetto, dove quel dito che le rovistava fra le cosce, come un cane in una tana troppo profonda, non poteva arrivare.
[…]
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Commenti
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:-)
Grazie a entrambe del consiglio: prendo nota :-)
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Bella recensione :-)