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Mormy: figlio del silenzio e della meraviglia
Di Baricco è stato detto già quasi tutto, soprattutto a proposito di questo libro, Castelli di rabbia, la cui lettura non lascia indifferente nessuno, sia che lo si ami sia che lo si odi. Ci si chiede perchè e la risposta è contenuta nella stessa essenza del libro: l'universo rappresentato da Baricco è talmente grande e così variegato che chiunque nel bene o nel male può e deve ritrovare un piccolo pezzo di sè. I personaggi si stagliano prepotenti sulla sfondo di una città immaginaria, lentamente emergono pieni di sè, ognuno dei quali con qualcosa da raccontare che è indimenticabile. Così il Signor Rail, che parte e torna senza mai dire una parola, così la moglie Jun, il cui amore è racchiuso in una serie di interminabili attese che prima o poi finiscono sempre e l'unione coniugale torna a trionfare. Così per la locomotiva Elizabeth, la prima della sua storia, che mostrerà all'umanità come vivere il dentro del mondo e il fuori del mondo, quello che c'è dentro il finestrino e quello che c'è fuori. La gente sui treni leggeva per salvarsi, per annichilire quella smodata voglia di guardare fuori dal finestrino e sentirsi morire. Perchè guardare tutte quelle immagini insieme scorrere veloci mescolando colori, odori e sapori di una vita che c'è fuori mentre attanaglia quella che hai dentro, è un'esperienza che ti fa terribilmente paura. Ma non è solo questo.
Nella storia infinita dei desideri che prendono corpo attraverso i movimenti, le scelte e le voci dei protagonisti di questo libro, c'è un bambino dagli occhi grandi e dalla pelle color sabbia, il cui nome è Mormy.
Una creatura strana che nessuno comprende, che guarda il mondo con gli occhi della meraviglia e che ferma istanti nella propria mente come fossero fotografia, perdendosi così lo scorrere della vita, ma guadagnando la profondità dell'attimo in cui si rivela la vera essenza di un 'immagine, di un essere o di una intera esistenza. Vive la sua vita nel silenzio, parla poco, ma il modo in cui ti fissa non ti lascia scampo. Il suo è uno sguardo figlio del silenzio e dalla meraviglia. Mormy non è un bambino come tutti gli atri, forse è malato, forse ha qualcosa di complicato nella testa, ma nessuno può saperlo. Ha uno strano istinto per cogliere il momento in cui la vita esplode nella sua essenza più profonda. E ne rimane ipnotizzato. Gli basta guardare la partenza di un cavallo in corsa, e i suoi occhi sono rapiti dai movimenti, dal corpo, dai colori, dai suoni, come se fosse tutto a rallentatore. Egli ne coglie la profonda energia e ne rimane estasiato. Per Mormy quello è vivere, lasciarsi catturare dagli istanti che non ti lasciano più andare. Mormy non ha difese per la meraviglia. La vita a tratti s'impossessa di lui e lo lascia senza difese, e le immagini diventano incantesimo e poi visioni.
Vi ho raccontanto di Mormy perchè stranamente nessuno ancora lo aveva fatto e poi perchè è uno di quei personaggi per cui vale la pena leggere un libro in quanto è capace di donargli con la sola sua presenza una tale profondità da fartelo sentire tuo.
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