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il borgo delle piccole cose
Passeggio tra le file di libri, migliaia di romanzi classici e novità letterarie in bella mostra sugli scaffali di una libreria del centro.
Una copertina in particolare attira la mia attenzione: una strada sottile, bianca come il latte, attraversa serpeggiando una campagna illuminata dal sole. Mi invita a salire verso la cima della collina, dove mi aspetta una chiesa? un castello? un borgo.
La copertina già mi invoglia a scoprire le storie che si dipanano tra i vicoli di Borgo Propizio.
Storie di paese, dove il tempo si è fermato e dove gli abitanti sono persone vive, creature originali e non anonimi numeri.
Il mio personaggio preferito è Ruggero, artigiano, imprenditore di sé stesso, capace di fare tutto, dalla manualità straordinaria e che in un’altra epoca avrebbe potuto costruire cattedrali (contendendosi magari la scena con il famoso Jack di Ken Follett). Un maschio vero, gentile e romantico, un signore, nonostante le lacune grammaticali, che sa come far sentire importante la sua donna, anziché maltrattarla come la maggior parte degli uomini del suo tempo.
Borgo Propizio è un luogo dell’anima. Qui i pericoli del progresso non hanno contaminato la spontaneità, il fascino della lentezza e dei riti quotidiani, rimasti per tutti ancora sacri.
E’ una lettura solare, delicata, divertente, ma non leggera.
Una lettura per intenditori. Per coloro che sanno godersi le sfumature della vita. Che sul comodino tengono una raccolta di poesie di Hesse, un romanzo di Dickens, un cioccolatino fondente e, naturalmente, una tazza di latte alla vaniglia.
Intenditori della lettura e delle piccole cose, che fanno bene al cuore, dicevo, non certo per pseudo-intellettuali.
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