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Tra le onde
Leggere questo libro per me è stato un po’come trovarsi in mare aperto, spesso senza nemmeno essere a bordo di una barca. Un mare abbastanza agitato, ma non pericoloso, relativamente tranquillo, portatore di qualche scossone e che torna quieto improvvisamente e a lungo, ma niente di più. Questo era il mio stato d’animo nel corso della lettura.
In fondo il contenuto apparentemente è semplice, anche se sembra una sfida: Irene, la protagonista della vicenda, racconta tutta la storia della sua vita al suo amante in una sola notte.
Il bello e il brutto della questione è proprio questo: tutti questi singoli eventi, narrati a poco a poco, apparentemente non mi sono sembrati niente di che, soltanto semplici e comuni fatti e tragedie di vita quotidiana senza niente di particolare (oltre ovviamente a colpi di scena spiazzanti e scene splatter descritti con abile maestria) che potrebbero capitare a chiunque e che spesso e volentieri mi hanno suscitato un misto fra noia, indifferenza, coinvolgimento e stupore a seconda dei vari casi e tipologie di contenuto, ma è Irene stessa a renderli davvero speciali, quasi unici e sempre più complessi e intricati (e la ringrazio per questo, altrimenti non sarei riuscita a finire il libro che, confesso, ho fatto un po’di fatica a terminare) grazie all’enfasi, l’entusiasmo e la memoria fotografica che vi infonde mentre parla al suo interlocutore che la ascolta attentissimo e affascinato.
Altra pecca, a mio parere: tutte queste vicende raccontate, nonostante siano alquanto particolareggiate e ben descritte, non mi hanno consentito in alcun modo di avvertire in Irene un minimo di personalità. Perché tutte le sue scelte non dipendono da lei, ma da qualcosa dentro di lei che chiama “magia” e che non ha una definizione ben precisa: azzardando un’ipotesi, si può classificare come un campanello d’allarme che le dice cosa fare o meno. Chissà, se questa magia fosse stata del tutto assente magari Irene avrebbe avuto un’anima vera e propria. Ma queste ovviamente sono considerazioni puramente soggettive. Fatto sta che non riuscivo nemmeno a capire se la protagonista fosse una donna insoddisfatta sentimentalmente o semplicemente vogliosa di amore carnale.
Il finale, poi, mi ha lasciato un po’l’amaro in bocca con tutti i suoi interrogativi.
Un misto tra noir, romanzo di formazione e autobiografia, oserei dire, che non è affatto male e che merita comunque di essere letto.
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@fede: grazie mille =D
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