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La problematica del diverso
Ci troviamo nelle colline novaresi e la protagonista è un'orfanella di nome Antonia.
La trama è incentrata sull'infanzia che lei trascorre interamente in convento, finché non viene adottata da una famiglia di Zardino, paesino della Bassa Novarese, con i temi delle superstizioni popolari e delle risaie a fare da contorno più estetico che pragmatico.
L'autore insiste sin dalle prime facciate sulla bellezza della protagonista. Una bellezza che apre con prepotenza il tema del diverso, perché la ragazza non è stata e non sarà mai accettata né in convento né dagli abitanti di Zardino.
E, fra invidia, chiusura mentale o semplice vigliaccheria, le "scorribande notturne" di Antonia per incontrare il fidanzato Gasparo rappresentano l'ultima scusa perché le dicerie diventino prove schiaccianti di colpevolezza.
Antonia è una strega, si incontra di notte col Diavolo e va bruciata viva il prima possibile: viene così aperto un processo sulla base di semplici calunnie, e la ragazza subisce torture e violenze sessuali affinché confessi un reato che non ha mai commesso.
Il finale del libro è tutto incentrato su una polemica, tanto velata quanto feroce, sul bigottismo culturale del Medioevo nei confronti di chi appare diverso dai propri costumi e dai propri modi di essere.
Un bigottismo, ancora oggi, tremendamente e terribilmente presente nelle nostre società.
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