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Un romanzo stupendo e struggente
Le stagioni di Giacomo è un romanzo struggente su una gioventù che non poté conoscere le gioie della vita tipiche della sua età, su un mondo di miseria e di fame in cui tuttavia fiorivano la solidarietà e il mutuo soccorso, su un fascismo retorico e tronfio che non solo non permise a tanti, a troppi di vivere dignitosamente, ma che sacrificò inutilmente in una guerra non sentita proprio quei figli che avrebbero dovuto rappresentare l’avvenire.
Giacomo, l’amico di Mario Rigoni Stern, non può essere bambino, ma si deve adattare a qualsiasi lavoro pur di sopravvivere. Così segue le orme del padre diventando un recuperante, cioè raccogliendo quanto di bellico è rimasto sull’altopiano. E’ un lavoro duro, pericoloso e anche poco remunerato, ma è l’unico possibile, perché il regime, nonostante le promesse, non è in grado di creare nuove occasioni di occupazione, se non per periodi limitati e sempre legati al suo mondo irreale dove conta solo l’apparenza.
Giacomo è la tipica figura del ragazzo diventato troppo presto uomo, ma che, nonostante le avversità, riesce a cogliere i valori della vita, con quel senso di umiltà che è proprio di chi è povero di beni materiali, ma ricco d’animo.
Conoscerà anche l’amore, un sentimento delicato delineato in modo magistrale, una storia che non potrà aver seguito, perché la tempesta della guerra non restituirà il protagonista al suo altopiano.
Questo è un romanzo che dovrebbe entrare di diritto nei programmi scolastici, affinché i giovani di oggi abbiano quella memoria di un passato ancor recente che a loro è stata preclusa da un insensato sistema che promette un inarrivabile benessere di tipo solo materiale.
Come al solito stupisce lo stile di Mario Rigoni Stern, quella capacità di narrare come se fosse davanti al lettore e con pacatezza gli raccontasse la vita di questo suo grande amico.
Le stagioni di Giacomo, che si concludono con il gelido inverno della campagna di Russia, è un’opera di elevatissimo livello.