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Così in terra - Commento di Bruno Elpis
Nel suo primo romanzo, finalista al premio Bancarella 2012, Davide Enia narra la saga di tre generazioni siciliane con una tecnica che alterna diverse linee temporali. In tal modo si avvicendano la guerra d’Africa nell’esperienza del nonno, il secondo dopoguerra e i fatti di mafia dell’epoca contemporanea.
Davidù detto “Il poeta”, suo padre “Il paladino”, prematuramente scomparso, e il possente (in tutti i sensi) zio Umbertino sono boxeur: la famiglia, in Davidù, insegue il sogno – spezzatosi per il padre e per lo zio – di raggiungere il titolo di campione nazionale.
Nel romanzo si respira un’atmosfera di guerra perenne, anche in tempo di pace: i bambini sono pronti a infierire sul più debole, il rapporto tra i due sessi è conflittuale e misterioso, il mondo animale è occasione di riti cruenti dalle tinte forti (“gli attimi che precedono la mattanza, quando la fiocina è ancora salda nelle mani …”).
Nella Palermo assediata dall’emergenza criminale, ove occorre “cambiare strada per un’intuizione improvvisa, diffidare delle facce estranee, provare ansia quando sotto casa si trovava parcheggiata un’automobile mai veduta prima”, non mancano tuttavia le occasioni di alta umanità.
Come nello sport. Così “il pugilato serve a mantenere un equilibrio costante … è una disciplina che insegna il rispetto e il sacrificio”.
Come nel sogno giovanile dell’amore.
Nel convincimento che “le ferite della carne, ago e filo e non sanguinano più. I tagli dell’anima, invece, sono fontane di sangue.”
In questo romanzo si ritrovano colori, parlata, bellezza e contraddizioni di una terra straordinaria: la nostra Sicilia. Lo stile è incalzante, essenziale, a volte teatrale e adrenalinico.
Bruno Elpis
Potete leggere la mia intervista all'autore sul mio sito a questo link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/321-intervista-a-davide-enia-finalista-del-premio-strega-e-premio-bancarella-2012
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