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via castellana bandiera
Sullo sfondo di una città vessata da un irresistibile vento di scirocco, che soffia la sua spaventosa verità dentro ogni cosa ed ogni persona, trasfigurandole irrimediabilmente, Emma Dante ci prende per mano conducendoci, intensamente, nel suo Mondo, nel suo modo di vedere, cioè, quell’Arte per lei disperatamente collegata all’uomo, ai suoi sentimenti, ai suoi valori ed alle sue follie.
“Clara, curiosa, si sporge”. Ha gli “occhi pieni di vita, disposti a riempirsi di fango pur di far scivolare via regole e tabù. Clara dipinge tutto ciò che non sarebbe da dipingere”. Vive nel momento in cui riesce a superare un limite e quando smentisce l’opera d’arte nel momento stesso in cui la crea.
E Clara è il grande amore di Rosa.
Una donna, questa, schiacciata dall’insostenibile peso di un mondo sempre fermo su una soglia troppo distante per essere varcata, reclusa, per sua stessa volontà, tra le pareti di una stanza in cui il silenzio diventa l’unica risposta possibile al senso di insubordinazione che prova nei confronti di un universo che, per sua natura, la ripudia ed allontana.
Rosa fugge, ma è a quel mondo che Clara la riporta inesorabilmente.
Perché è là che, immersa nell’assurdità e nell’estremizzazione di ogni gesto, fosse anche il sacrificio umano, l’artista si ritrova, e impara a non vergognarsi di quell’Amore che fino a quel momento le era sembrato troppo grande.
E’ lì che varca quel limite delle cose ordinarie e riesce a diventare quello che, da sempre, avrebbe voluto essere.
Il contesto in cui avviene questa rivelazione non può che essere Palermo, la città senza tempo, in cui si dibattono personaggi espressione sempre di un’unica voce impegnata, in eterno, sotto nomi diversi, a cercarsi, a perdersi e, talvolta, a ritrovarsi.
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