Dettagli Recensione
Era un numero, adesso è un nome.
Parlare di Novecento è un po' come parlare della vita in generale. Si finisce per dire una marea di cose scontate che rischiano di sminuire ciò di cui si sta parlando.
Io però non ce l'ho addosso quella malinconia che c'avete voi quando scrivete di questo libro. No. Io la fine non l'ho letta. Io posso ancora sperare che lui da quella nave sia sceso, perché magari non era giusto lo facesse ma per un amico, a volte, si fanno cose inimmaginabili. E io me li vedo, lui e Tim, in qualche birreria malfamata a brindare sbiascicando:"Eeeee in cuuuulo anche la mooorteee!".
E lo so che qui da noi non si vede la fine di niente ed è difficile scegliere, ha ragione Novecento, ma ha più ragione Buster il contadino quando dice:"Banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa".
Mi emoziono sempre tantissimo a parlare di questo libro, non mi riesce per niente di dire parole sensate. L'unica cosa che posso fare è consigliarne la lettura, perché se esiste un libro che ti strega e ti entra nelle viscere, ecco, è proprio questo. E davvero nella vita può capitare di non incontrare mai cose così profonde, quindi non fatevi scappare questa occasione, prendetevi un'oretta e andate a conoscere quest'uomo, Novecento, perché diventerà uno dei vostri migliori amici. Ne sono certa.
Anch'io come lui mi sono voluta fermare al terzo gradino: non ho voluto leggere le ultime pagine. Ma io l'ho fatto per il motivo contrario, perché io, per lui, una fine certa non la voglio. Voglio essere io a immaginarla.
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