Dettagli Recensione
rifletto bevendo un buon caffè
questo libro, che ho appena terminato, mi è piaciuto molto.
Mi ha provocato rabbia, regalato dolcezza, ma soprattutto mi ha fatto riflettere sulla condizione femminile.
La storia in sè forse è banale, soprattutto alla fine, l'happy end rituale per riuscire a terminare un racconto che non aveva più senso di continuare oltre perchè comincaiva a ripetersi.
La cosa veramente interessante però è la riflessione riguardo alla situazione in cui vivono le donne, sia nei paesi arabi che qui da noi in Italia, dove è ambientato il romanzo quando la protagonista non si trova in Giordania. Mi sono chiesta ripetutamente se la liberazione della donna avvenuta da noi sia stato un buon affare. La non possibilità di scelta e la totale sottomissione all'uomo ed al padre ha portato ad una giusta battaglia per la conquista dei diritti di base, ma il femminismo spinto all'estremo, la scomparsa dei ruoli a livello sociale e familiare, ha fatto bene alle donne ed ai rapporti di coppia? Ha fatto bene alla società? Ci ritroviamo a muoverci nel mondo completamente insoddisfatte attorniate da uomini spaventati dalla nostra forza e dalla troppa determinazione e troppa convinzione. Non sappiamo più scegliere se vogliamo essere madri o mogli o donne in carriera e facciamo tutto contemporaneamente, spesso tutto male o comunque in modo aggressivo, causa la stanchezza ed i troppi impegni. Poi ci volgiamo a Est e vediamo queste donne, che noi compatiamo, fiere del loro ruolo e con l'assoluta certezza di cosa è giusto fare ed essere. Allora io mi chiedo la nostra libertà e la nostra intelligenza non potremmo utilizzarla per trovare una giusta via di mezzo?
Queste sono le riflessioni che mi ha suscitato questo bel libro, scritto da una donna di padre arabo palestinese e di madre di origine ebrea, che vive in occidente ma che da bambina passava le sue vacanze estive dai parenti del padre. Conosce bene l'argomento di cui tratta in questo romanzo.
Questo libro parla delle donne, delle loro emozioni, della loro forza, del loro valore come palo portante delle famiglie, e ci obbliga ad interrogarci sul senso della parola libertà.
Se poi qualche femminista mi maledirà....pazienza.
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Comunque io guardandomi intorno vedo solo tanta paura ed insoddisfazione. Non sono affatto convinta che le donne abbiano le idee così chiare. Vedo tanta paura e ansia legata al futuro. L'affermazione "sono fatti loro" mi sembra un rifiuto verso una cultura e la mancanza totale del tentativo di capire situazioni diverse da quella in cui viviamo noi. La domanda che io mi faccio è se possiamo definire civiltà la nostra ed ergerci a giudici in questo modo, soprattutto adesso che l'incrocio culturale con gli arabi volenti o nolenti lo viviamo qui quotidianamente. Penso sia giusto porsi delle domande, solo questo.
Il fatto che, in nome delle nostre lacune, tu faccia un paragone con le culture retrograde di gran parte del mondo islamico mi lascia perplesso.
Noi occidentali, purtroppo, abbiamo bisogno di progredire culturalmente in certe parti della nostra società.
Gran parte dei paesi islamici, invece, non sono neanche all'inizio di un auspicabile miglioramento.
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