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Dove io non sono - Commento di Bruno Elpis
La versatile giornalista Ilaria D’Amico ha esordito nelle librerie con “Dove io non sono”, una storia ambientata a Cape May, nel New Jersey.
Con un’inversione letteraria, protagonista del romanzo non è la cronista di successo o l’apprezzata presentatrice televisiva, ma un uomo in declino con tutte le sue inquietudini. E un’esistenza di ripiego: per la professione esercitata (insegnante musicale, ha accantonato i sogni giovanili di celebrità), per un amore concluso (con Lara), per una condizione psicologica irrisolta …
Ritroviamo quest’uomo in una notte d’attesa. Una lei misteriosa ritorna e gli chiede un appuntamento alla stazione di Cape May, durante l’inaugurazione della ferrovia turistica.
L’incontro promette di essere risolutivo e quindi l’uomo ‘incompiuto’ rivive i momenti topici di un’esistenza sospesa e complicata: il sogno della beat generation, un tentativo di suicidio fallito per l’intervento dell’amico Max, il rifugio nell’alcol e negli ansiolitici, un episodio infantile di sofferenza per il quale si è rivelato emostatico lo studio della musica e del pianoforte.
Il lettore si lascia trasportare dall’ansia di agguantare l’evento risolutivo. Nel traffico cittadino, che rischia di far fallire l’appuntamento. Con il sospetto che anche questa volta l’incompiutezza avrà il sopravvento. Con la segreta speranza che il “Dove io non sono” finalmente si tramuti in “Dove io ora sono”.
Ilaria D’Amico arricchisce la narrazione con riferimenti culturali e musicali. Anima la crisi esistenziale con i rumori degli oggetti. Rende plastici i suoi paragrafi con metafore che trasformano le bottiglie sul pianoforte in uno “skyline” e “la bottiglia di rum … ridicolo obelisco in onore di Hemingway e Bukowski”.
Bruno Elpis
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Tu e Marika potreste far lavorare a pieno ritmo un'intera tipografia :-)