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IL NOME DELLA ROSA
premetto di non voler condannare al rogo nessuno, per un libro che tanto insegna quanto sottile possa essere il confine fra giustizia e ingiustizia. ho detto insegna, ma sarebbe più corretto dire mostra. perchè, vedete, in molte delle vostre opinioni, sia a favore che contro il successo del romanzo, ho letto commenti infastiditi dalla gran vanagloria dell'autore,quasi come quel libro fosse il mero contenitore del sapere che egli aveva fino ad allora accumulato, e di cui aveva gran voglia di liberarsi, dando prova a tutto il mondo di quale e quanta fosse la sua sapienza. ma,come direbbe Guglielmo, dove è finita la vostra intelligenza? trovo più evoluta la concezione degli antichi greci, quando pensavano che il poeta ( o, aggiungerei, lo scrittore) non fosse un tecnico, ma un posseduto da divinità ispiratrici, che gli trasmettevano come forza magnetica l'energia creatrice, tramite la quale egli trovava le parole giuste per incantare chi ascoltava, o leggeva. questo pensiero, certamente, si avvicina molto più a ciò che puramente vuol dire scrivere, e scrivere è ciò che Eco ha fatto, incantando con le sue parole. ma, come per gli antichissimi poeti greci, il potere magico della parola può essere trasmesso solo a chi sia in una condizione di completa purezza e libertà di mente, lotano dalla dimensione terrena con tutti i suoi giudizi e pregiudizi. io ho 15 anni, ho ancora la fortuna di possedere intatta la passione del sapere in quanto sapere, di vedere un libro non diviso in più parti, ma nella sua interezza e armonia, e di vederlo come opera della divina saggezza dell'uomo, dalla quale mi lascio incantare, irresistibilmente attratta. io non ho indagato su quale fosse il periodo in cui fu scritto, su quali siano state le tattiche commerciali e pubblicitarie, su quale fosse la furbizia dell'autore. magari Eco fu molto furbo, e sfruttò, in seguito, la sua opera per trarne vantaggi economici e fama. ma quello che è certo è che nel momento in cui scrisse questo meraviglioso capolavoro, fu ispirato dal purissimo amore per la letteratura, che non ha secondi fini, ed è il più potente mezzo di diffusione e contagio di sè stessa. ve lo dico con il cuore, provate a rileggerlo, ma non commettete l'errore di farlo per dimostrare a voi stessi chi ha ragione e chi torto. io, adolescente, me lo sono semplicemente trovato fra le mani, e ho iniziato a leggere. senza alcuna base culturale filosofica, nè storica, senza sapere nulla nemmeno dello stesso Umberto Eco, ho letto le prime 100 pagine in un soffio, e subito dopo ho appreso che erano famigerate per la loro pesantezza, e ho iniziato a domandarmi perchè.. divorai le restanti 400 pagine in 3 giorni. e io vi dico che ci sono libri scritti con arroganza e vanagloria, nei quali si riconosce il segno indelebile di un autore che non scrisse semplicemente per scrivere, e che ho letto con angoscia, e che ho sentito molto pesanti. e il nome della rosa non è fra questi. quando il libro è scritto con puro amore di scrivere prescinde dalla mano che l'ha generato. certo è opera della sua intelligenza, ma assume una propria intelligenza, una propria anima, che tanto più è grande quanto più ci affascina. ll linguaggio, il contenuto, i tempi della narrazione, fusi insieme in quello che non è più solo un oggetto, ma un prodotto vivente dell'arte letteraria, creano il meccanismo perfetto e innocente con il quale un libro ci parla, ed è quasi commovente. io non avevo nessuna base per leggerlo eppure l'ho letto, e leggerlo non è stato come scalare una montagna, ma come prendere una boccata d'aria. non ho trovato pesanti nemmeno le lunghe descrizioni sulle situazioni storiche del tempo, perchè quando davvero si legge si è in quella libertà mentale, in quella sorta di ipnosi, in cui ogni parola è come miele al palato della nostra mente, e noi siamo completamente dentro le parole del libro. e la cosa più incredibile, sensazionale di questo libro, è che è un libro che parla di libri, perchè Guglielmo ben sapeva cosa volesse dire leggere. e se ( come senz'altro sarà) vi ostinerete ancora a ritenere un libro come oggetto da poter giudicare, potrete essere certo sicuri che, per vostra sfortuna, non avete mai sperimentato la beatitudine del vero amore del sapere. e dei molti livelli di lettura del libro, spero senza l'orgoglio che tanto condannate ( e che pure , ma con ironia, si condanna nel libro) io penso di averne compresi diversi. un libro , per quanto complessi possano essere i suoi contenuti, se è scritto come questo non può esser letto solo dopo aver studiato storia e filosofia. viceversa, dopo averlo letto sapevo molte cose su Aristotele e sul Medioevo, e molte altre sono andata a cercarne, spinta dall'amore insaziabile per il sapere che era anche di Guglielmo da Baskerville. scusate la lunghezza.
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