Dettagli Recensione
Cosa la solitudine dei numeri primi ...
Un buon romanzo, direi quasi sovratemporale, quindi al di là delle contingenti epoche, in quanto i personaggi che caratterizza sono a mio avviso sempiterni. Non so quanto meritevole di vincere un premio, rispetto a criteri d'intensità e profondità. Il lavorio dei personaggi ed il loro lento consumarsi ed erodersi, fino ad un evento finale, non comprende una qualche evidente evoluzione (ma ciò non è necessariamente richiesto, se non dall'eventuale romanticismo del lettore). Si è evitato il "lieto fine" ma, si può chiedere, quanto tali personaggi rimangono aperti? Mattia ritrova il biglietto con numero di Nadia nelle sue tasche (ma si aspetta una doccia e sempre una vita "normale"/"claustrofobica", senza chiedere altro); Alice sente che potrà alzarsi da sola (differentemente dal passato); tuttavia se l'autore avesse avuto il desiderio di convalidare una qualche forma di "anormalità" come "normalità" (disamore, chiusura, claustrofoobia, rifugio e fuga nella scienza o nell'arte dell'immagine, ecc.), forse avrebbe potuto dichiararlo in modo maggiormente compiuto. Si ha quasi l'impressione che l'evoluzione/involuzione, soprattutto finale, dei due protagonisti sia stata "rabberciata" per accomodare il finale stesso, rispetto alle intenzioni dell'autore, e renderlo più verosimile.