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Inseparabili di A.Piperno (Premio Strega 2012)
“Inseparabili” è la seconda parte de“Il fuoco amico dei ricordi” che Piperno aveva iniziato con “Persecuzione”.
Anche in questo caso, la lettura del romanzo rivelerà quanto siano interessanti e appropriate le citazioni poste all’inizio del libro: la prima tratta da Baudelaire mette l’accento sul male di vivere dell’uomo moderno, inquieto al punto da essere alla continua ricerca di un cambiamento che gli dia sollievo, la seconda, una frase di Andre Agassi, esprime il concetto di come possa essere più dolorosa una sconfitta di quanto possa essere piacevole una vittoria.
“Inseparabili” sviluppa e approfondisce alcuni temi che erano già stati affrontati in “Persecuzione”.
Se nel primo romanzo avevamo visto la netta contrapposizione tra il personaggio di Leo e quello di Rachel, come i due stereotipi di ebreo, uno sottomesso e rassegnato, l’altra aggressiva e risoluta, qui la contrapposizione è tutta tra i due fratelli, cresciuti nell’illusoria convinzione di essere inseparabili, proprio come i pappagallini che non possono sopravvivere l’uno senza l’altro. Ed è proprio l’essere cresciuti con l’angoscioso ricordo del padre che finì i suoi giorni chiuso nel seminterrato della casa, senza che nessuno della famiglia avesse fatto un passo significativo per dargli conforto, che accentua ed esaspera quelli che erano stati accennati come i limiti caratteriali dei due fratelli. Essi appaiono come due poli opposti, che si respingono e si attraggono: se Filippo, con la sua dislessia, trova grandi difficoltà nello studio, Samuel apprende con rapidità e profitto; se Filippo sviluppa un fisico robusto e un’attività sessuale intensa e soddisfacente, Samuel è più delicato e la sua insicurezza è la causa dei suoi complicati e anomali rapporti sessuali. Il successo di Filippo arriva solo quando ha la possibilità di dare sfogo al suo estro creativo, mentre il fallimento di Samuel deriva proprio dall’unica volta in cui ha preso decisioni autonome. I due fratelli sono come due entità antitetiche, Caino e Abele, come lo stesso Samuel accenna nel drammatico scontro finale chiarificatore con il fratello. E quello che è più terribile è che di tutto il dramma interiore che distrugge il rapporto tra i due fratelli è testimone e responsabile la madre, che ha sempre represso quei rari momenti di compassione e pietà da cui pure era stata talvolta toccata. L’appartenenza al mondo ebraico è nei romanzi di Piperno di assoluta importanza: lo scontro tra i fratelli, non a caso, si basa anche sull’indignazione sorta in Samuel, nel sentire Filippo accennare, nel suo discorso alla Bocconi, alla strage dei bambini compiuta dalla Royal Air Force a Dresda, senza un minimo accenno alle morti di Auschwitz.
Qui il discorso si fa molto complesso: certamente quello della funzione della memoria è un argomento assai caro a Piperno: nel bellissimo saggio su Proust intitolato “Contro la memoria”, si dilunga su questo punto. Anche in questo romanzo accenna all’oblio come mezzo per raggiungere la serenità e alla memoria come causa di sofferenza.
Certamente la visione del mondo di Piperno , così come ci giunge attraverso i suoi romanzi, è assai inquietante, nel suo realismo spietato: qui l’opposizione tra l’uomo e il mondo, l’uomo e la società è conflittuale al punto che anche i sentimenti più naturali e spontanei di cui l’individuo ha bisogno per vivere, come l’amore e l’amicizia vengono annullati nella cinica rete di rapporti in cui si trova imprigionato.
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