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E qualcosa rimane
 
E qualcosa rimane 2012-11-30 04:05:22 Bruno Elpis
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    30 Novembre, 2012
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"E qualcosa rimane" di Nicoletta Bortolotti - Comm

Il titolo sembra alludere a Rimmel di De Gregori (“E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure…”).
Di musica – oltre che di persone, animali, cose, fatti e sentimenti - si parla in questo romanzo di Nicoletta Bortolotti, i cui capitoli sono un continuo andirivieni dal 1973 a oggi: capitoli che sono anni del calendario e discolosure di capitoli, in corsivo, che sono riferimenti a fatti politici, a fatti di cronaca e … al taglio dei capelli dei protagonisti. Per significare come tutto sia in movimento e in evoluzione.
Il romanzo rappresenta una storia familiare dal punto di vista di due sorelle: Margherita, la maggiore; Viola, la minore. Margherita, il cane; Viola, il gatto. Due sorelle che insieme, ma in modo diverso, vivono un trauma: “quando si separarono, tu sei stata dalla parte di papà. Io da quella della mamma.” Due sorelle che hanno un atteggiamento opposto rispetto agli uomini: “… tu gli uomini li trattavi come i cd. Quando erano nuovi continuavi ad ascoltarli, poi dopo un po’ ti stancavi, e finivano dimenticati e impolverati nell’ultimo scomparto della libreria.”
Il loro rapporto è tanto forte sul piano emotivo quanto inesistente sul piano reale, perché Viola ha troncato la relazione con gli altri familiari: “I nostri due silenzi si sovrappongono e coincidono come corpi celesti in un’eclissi.” Alla base, la consapevolezza che “le anime gemelle non hanno bisogno di vivere nello stesso posto o di sentirsi trenta volte al giorno per sapere di essere profondamente affini.”
Poi Viola ricompare e invita Margherita a trascorrere un fine settimana a Sestri Levante. Pare abbia qualcosa d’importante da rivelarle: “Mi hai fatta venire qui per dirmi che hai un morbo incurabile e progressivo?”
La minaccia della rivelazione incombe su tutta la narrazione, come un temporale. Poi lampo e tuono saranno davvero una sorpresa per tutti quanti: per Margherita, certamente, ma soprattutto per il lettore.
Gli aspetti più interessanti del romanzo? Oltre alla sensibilità nel tracciare connessioni alle quali restituire verità e spessore, il linguaggio immaginifico, il ricorso a flora, fauna e oggetti reali o immaginari: la “casa di Lego”, la tenda indiana (tepee), la boule de neige, il felicitometro, l’acchiappasogni, “il Sapientino delle emozioni”.
Un libro per chi è interessato alla dimensione autentica del vivere. E per chi è alla ricerca della “sua” felicità (quella del padre di Margherita sembra consistere in “una reazione fisiologica a comportamenti e atteggiamenti che favoriscono la sopravvivenza. Se ti adatti all’ambiente … senza opporti con resistenze o illusorie aspettative, i premi sono un equilibrio biochimico e un’emozione intensa che ti danno piacere”).

Bruno Elpis

Segnalo l'intervista all'autrice sul mio sito, a questo link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/386-intervista-a-nicoletta-bortolotti

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Commenti

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gracy
30 Novembre, 2012
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Wow!! Bellissimo "il sapientino delle emozioni"...gli anni 70,...the hair.....ne ho sentito parlare molto bene di questo libro Bruno...e dopo la tua recensione messo in alto nella mia wish list
In risposta ad un precedente commento
petra
30 Novembre, 2012
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Grazie Bruno della segnalazione..commento assolutamente invitante e una storia fatta di sentimenti e persone veri, reali. Thanks!
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