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Latte e filati,quello che rimane di una storia
Borgo Propizio è uno di quei paesini di provincia dove ti fermi solo se per sfortuna buchi una ruota, salvo poi scoprirne il fascino e decidere di piantarci le tende per tutta la vita. Anche i personaggi che incontri nelle piccole strade fra il Castelluccio e la latteria in allestimento sono quelli della provincia italiana. Marietta e Mariolina , le due protagoniste di questo romanzo sono le tipiche "zitelle" di paese , senza i genitori, hanno affrontato la vita con coraggio rimanendo però nel guscio protettivo del loro borgo, la prima intenta a ricamare, la seconda immersa nelle scatoffie,infatti Mariolina dopo gli studi, era riuscita a far carriera presso la Casa comunale di Borgo Propizio, ma col tempo le scatoffie l'avevano stancata, desiderava un uomo ed una famiglia.La vita delle due sorelle s'incrocia con un giovane piastrellista Ruggero alle prese con l'allestimento della latteria di Belinda , giovane imprenditrice che nel latte e nei dociumi anzichè nelle noiosissime carte di Cesare, suo padre rinomato avvocato, vuole realizzare i suoi sogni.Un giorno Ruggero, lasciata la latteria dopo aver perso la testa tutta la giornata a cercare uno scatolo di piastrelle, ormai convinto del dispetto del fantasma che si vocifera abiti quei vecchi locali,nel correre col suo macchinone dall'avvocato Cesare per metterlo al corrente del ritardo che avrebbero subito i lavori s'imbatte in Mariolina e fra i due scocca la classica scintilla che nonstante, quei vecchi acidi dei genitori di lui,le serve sudamericane avide di euri, sempre di lui, le bigotte vicine di casa e le invidiose colleghe di lavoro di lei, diventerà incendio.
Ma la storia non finisce qui, perchè Ruggero troverà un anello assai antico, perchè il ciabattino suicida: il fantasma, non si da pace, perchè Cesare è ancora innamorato della sua ex Claudia e Belinda, la bellissima Ornella, Letizia...
La storia scritta da Loredana Limone è di quelle delicate e divertenti , ricorda la sceneggiatura dei film che firmavano registi del calibro di Camillo Mastrocinque o Ettore Maria Fizzarotti, negli anni Sessanta eleganti, colti e sempre con quel pizzico d'umorismo che conquista.
di Luigi De Rosa
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