Dettagli Recensione
Lo apri e dentro c'è il nulla
Insomma dovrebbe essere un libro che apra gli occhi al recente passato (nonché piena attualità) del mondo operaio italiano. Se è questo che cercate rimarrete delusi. Nurra e Azzu sono due "eroi del nostro tempo". Mentre a distanze siderali da Spagna e Inghilterra si consuma un vero e proprio dramma, i due, per dare una mano, si inventano la pagina facebook che mette in luce la singolare protesta degli operai di Porto Torres, gli occupanti dell'ex carcere dell'Asinara. Tra skype e social network i nostri fanno un lavoro (a loro dire) mirabile, un lavoro che dovrebbe (a quanto pare) essere alla base del giornalismo del futuro. Ma tranquilli non è cambiato nulla, né per Porto Torres né per l'Italia. Abituati agli editti bulgari e ai giornalisti assassinati, agli assalti del team della Gabanelli a banche, politica e Vaticano, questo libro non può che lasciare l'amaro in bocca. Non è altro che la celebrazione della clickomania, i "mi piace" e i "condividi" che cambiano il mondo, quelli di chi si sente a posto con la coscienza mettendosi come "foto di copertina" un caschetto da minatore. Dove non si parla in termini entusiastici del potere dell'indignazione virtuale si assiste all'autocelebrazione dei due "scrittori" che a quel potere hanno dato, come migliaia di altre persone prima di loro, forma e ragion d'essere. In Asinara Revolution non c'è la Sardegna, non c'è Storia, non c'è approfondimento. Per trovare tutte queste cose, forse, avremmo bisogno di cliccare di meno.