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La solitudine dei numeri primi
 
La solitudine dei numeri primi 2008-08-31 14:01:36 Raffa
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Opinione inserita da Raffa    31 Agosto, 2008

Tutto Fumo & Niente Arrosto... Purtroppo

Inizio innanzitutto col dire che è un libro che secondo me può essere benissimo letto per sfizio (comunque da non paragonare assolutamente a moccia o a melissa P). Non sarà l'apoteosi della letteratura, ma comunque è da prendere per il semplice fatto di poterlo analizzare una volta finito.

io l'ho iniziato e finito in una nottata di lettura no-stop, perchè da come si presentavano le prime pagine mi aveva davvero catturato ed ero presa dalla smania di sapere come l'autore avesse evoluto l'idea di base. partiamo proprio da questa, l'idea di base: originale e accattivante. due ragazzi, anzi bambini, segnati entrambi da esperienze dolorose e troppo gravi da poter essere sostenute per la loro giovane età. in un giorno la loro vita cambierà per sempre, ed è proprio questo a incuriosirti, oltre al titolo, devo ammettere, ben congegnato per attrarre il lettore.

l'idea di base quindi l'ho trovata davvero buona, ma quando nel romanzo ritroviamo i due protagonisti cresciuti, lì inizia quel 'non so che' che ti fa storcere il naso.

io ammiro paolo giordano per aver pubblicato un libro a soli 25 anni, non è da tutti, ma allo stesso tempo ammetto che poteva fare di meglio; per me non ha saputo sviluppare a pieno la trama che aveva in mente, partorendo un romanzo discreto, quasi buono, ma di sicuro non eccellente e sublime come i media ci hanno voluto far credere bombardandoci con elogi superiori al reale merito.

infatti il libro inizia bene e procede discretamente fino alla fine dell'adolescenza dei protagonisti. poi abbiamo un gran salto temporale che essendo franchi a me non è piaciuto per niente. ritroviamo alice e mattia alle prese con il loro futuro dopo essersi lasciati in un modo insulso, quasi da bambini di prima elementare. la loro nuova vita non mi soddisfa, perchè loro sono sempre gli stessi, non si sono mossi di una virgola; evoluti fisicamente ma non emotivamente e psicologicamente.

E assai deludente è la fine, il modo in cui lui torna da lei per lasciarsi di nuovo in una maniera banale e senza senso. un finale aperto che secondo la mia opinione delude il lettore, come ha deluso me. insomma, ti lascia l'amaro in bocca.

Per me giordano non sapeva più come farlo finire, come continuare, perchè ha lasciato troppe domande in sospeso, tipo: la ragazza che vede alice era davvero sua sorella? lei lo richiama e lo fa tornare per questo motivo e invece alla fine non gli dice nulla. 'Perchè?' Ci viene da pensare. Non ha senso. evidentemente neanche l'autore sapeva più che pesci pigliare. Alice decide di contare d'ora innanzi solo sulle proprie forze, ma mattia cosa farà? cercherà finalmente la felicità? non si capisce dalla fine, quando lui trova il biglietto di nadia nella tasca. che farà insomma? la chiamerà per dare una svolta alla sua esistenza incompleta o perpetuerà a voler essere un solitario. troverà la pace in se stesso oppure accetterà il tormento che lo divora dall'infanzia convivendoci?

troppe domande, poche risposte.



tralasciando la trama, vorrei analizzare i personaggi, partendo dai due protagonisti. secondo me il più riuscito è mattia, anche se forse è un po' troppo caricato. mi piace e mi affascina la sua psicologia contorta, la sua mente somigliante ad un labirinto inespugnabile, ma allo stesso tempo trovo tutto ciò in alcuni tratti troppo calcato e caricato dall'autore.

alice invece è un personaggio un po' insipido, perchè racchiude in sè un'accozzaglia di stereotipi: l'anoressica, l'emarginata a scuola, l'invalida, la ragazza dal rapporto paterno conflittuale e dalla madre malata. insomma: un vaso di pandora contenente tutti i mali della gioventù moltiplicati per 100.

tralasciando ciò possiamo però dire che la scelta di alice e mattia come protagonisti non è male, ma poteva essere perfezionata soprattutto dal punto di vista psicologico. infatti non posso credere che quando li troviamo nel futuro siano tali e quali a prima. non è immaginabile né realistico, soprattutto perchè le loro vite sono cambiate radicalmente, hanno imboccato strade diverse e si presuppone che ciò porti a nuove esperienze e nuove consapevolezze che però paiono inesistenti.

trovo altrettanto incredibile che entrambi non riescano a trovare almeno un po' di pace interiore, continuando ad imitare gli atteggiamenti giovanili, come l'autolesionismo e l'anoressia. mattia è l'eterno infelice, insoddisfatto, che si rifugia in un mondo di numeri per non affrontare quello reale; alice sembra la solita bambina che nasconde e butta il cibo, e non riesce ad apprezzare quello che ha intorno, come la bellezza del matrimonio, l'amore e un marito premuroso, tutto ciò c'è di più bello per una donna.

solo nelle ultimissime pagine sembra che questi due personaggi subiscano una svolta. alice che impara a camminare da sola, senza contare su nessuno. prima c'erano stati mattia e subito dopo il marito con lei, ma adesso è determinata a farcela da sola. mentre mattia comincia a uscire dal suo guscio e guardarsi intorno, ma come ho già detto prima, dal finale aperto non si capisce cosa voglia realmente fare: se voglia accettare il suo essere e darsi pace una volta per tutte, se perpetuare nell'autolesionismo e continuare la solita vita, o cambiare e cercare stabilità e felicità.

sinceramente, non lo so.

una delle poche cose che apprezzo di alice e mattia è la metafora che li associa a numeri primi, "vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero". la trovo molto bella e suggestiva, anche se sarebbe stato meglio se alla fine entrambi fossero riusciti a superare il loro blocco, per spezzare finalmente la lontananza che lega quei numeri gemelli e dare a loro (e anche ai lettori) un po' di speranza dopo 300 pagine di solitudine incompletezza, tristezza e di disarmante e asfissiante negatività.

Passando agli altri personaggi, mi piaceva la figura dell'amico gay, forse un po' scontata, ma il suo personaggio non mi dispiaceva. l'utore però, dopo averlo presentato come l'elemento chiave dell'adolescenza di mattia e averlo psico-analizzato minuziosamente, avrebbe dovuto dargli un po' più di rilevanza nella parte che racconta del loro futuro. invece dopo essersene scordato per un bel po' di pagine, ci ha accontentato facendo su di lui una digressione sommaria e insipida, soltanto per farci sapere che fine abbia fatto, se sia vivo o morto.

altri personaggi sono i genitori di alice e mattia: tutti e 4 rappresentati come l'emblema dell'incomunicabilità tra genitori e figli; non ce n'è uno che si salva da questo disfacimento. giusto forse il padre di mattia che cerca di colmare il vuoto che la moglie ha nella vita del figlio, instaurando con quest'ultimo una sorta di legame sfilacciato che comunque non riesce ad avvicinarli del tutto, perchè c'è sempre quella barriera invisibile e inspiegabile che li separa.

Personaggi di contorno sono i compagni di scuola, i soliti bulli prevaricatori che incarnano la malignità giovanile. c'è del vero in quello che giordano scrive: purtroppo oggi esistono i gruppi e i capi di questi, che ti includono e ti escludono a loro piacimento, che ti fanno passare le pene dell'inferno, ma sinceramente trovo questo elemento di contorno pesante e non indispensabile. ti opprime ancor di più in quelle pagine già intrinseche di negatività a non finire; un'aggiunta per me inutile.



Infine, giudicando con i voti, do un 3 allo stile, in quanto il romanzo non è scritto né male, ma neanche in maniera così egregia. quindi dò un voto a metà tra l'1 e il 5.

il contenuto 2 e 1/, perchè come ho già ribadito, c'è una bella idea di partenza, che poteva essere sviluppata molto meglio, dal punto di vista dei personaggi e della trama in sè per sè in cui essi si muovono.

piacevolezza 2, perchè il mio grado di soddisfazione al termine della lettura non è stato un gran che. più che altro delusione per un finale aperto e imprecisato, frettoloso e non approfondito quanto avrebbe dovuto essere. Mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca.



Consiglio comunque la solitudine dei numeri primi come libro perchè ti porta a valutare le situazioni e le persone, dato che ritroviamo molti luoghi comuni all'interno del romanzo.

se lo si vuole leggere è per curiosità, per vedere cosa c'è scritto e poterlo infine giudicare esprimendo un'opinione sincera.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lo consiglio in generale a chi piace leggere, ma non aspettatevi chi sa che cosa, perchè è come un'insalata con tutti gli ingredienti (e forse alcuni anche di troppo), ma senza condimento: Insipida.
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