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Partita con la morte
Un uomo trovato morto, ucciso da un colpo di pistola, due persone che si fronteggiano, una scacchiera, un lungo viaggio che riporterà indietro le lancette del tempo. Questi sono gli elementi dello splendido romanzo d'esordio, con il quale lo scrittore Maurensig si fece conoscere al mondo letterario.
Le pedine sono allora eserciti schierati, pronti a darsi battaglia, in un gioco sanguinoso dove non vengono fatti prigionieri. Chi viene preso viene inesorabilmente eliminato per sempre dal terreno di scontro. D'altronde i colori bianchi e neri contrapposti non possono forse rappresentare l'eterna battaglia tra il bene e il male, tra il giusto e l'ingiusto? E soprattutto qual'è la sottile linea di demarcazione? La sete di vendetta ad ogni costo, come ragione d'esistere, mettendo in gioco o coinvolgendo la vita di altre persone, portandoli ad un passo dal baratro, non è forse male?
L'intreccio indissolubile tra un gioco come gli scacchi e la vita. Gli scacchi quindi non solo proiezione mentale dei giocatori ma essi stessi figure partecipi degli eventi terreni. Il Re diventa un leader, un “Führer” capace di muovere gli eserciti, la regina e i pezzi “pesanti” diventano i suoi generali spietati, pronti a tutto per la vittoria finale, i pedoni i suoi soldati, ciecamente obbedienti, pronti anche al sacrificio. 64 caselle che generano passioni o elementi contrastanti: gioia e dolore, conforto e sconforto, vita e morte, fantasia e razionalità. Come un ping pong, queste emozioni non restano immobili, si spostano, rimbalzano, librano nell'aria impermeando il teatro dello scontro, si alternano ora da una parte ora dall'altra parte della scacchiera. Come accade nella nostra esistenza.
“Cosa sogna un pedone? Cambiare natura. Raggiungere l’ottava traversa. Non rassegnarsi all’infelicità del proprio stato. La chiave di tutto era nell’ansia di una metamorfosi, nel sogno dei pedoni di diventare regine. (Fabio Stassi – la rivincita di Capablanca)”
Non è questa una formidabile metafora della nostra vita, quella del cercare di elevarsi, di migliorare, progredire, raggiungere con sacrifici un'agognata meta?
Interessanti e devo ammettere a tratti inquietanti e veritiere, le emozioni e l'analisi psicologica degli scacchisti o perlomeno di quelli che ne fanno ragion di vita fino allo stremo, trasformando il gioco in ossessione, il divertimento in patalogia con conseguenze pesanti, come un buco nero capace di inghiottire tutto. Buffa la figura del Strumpfel Lump, anche se forse accentra in una figura sola caratteristiche che ho notato in più giocatori diversi.
Maurensig ci porta nel mondo complesso degli scacchi con uno stile elegante ed un uso di parole a tratti ricercato. Il suo pregio maggiore è che però lo fa in maniera semplice, accessibile a tutti, anche a non giocatori. Ciò non toglie comunque che uno scacchista potrà apprezzarlo al meglio, in tutte le sue sfumature più o meno velate.
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Commenti
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recensione da scacchista!
mi hai fatto venire voglia di rileggerlo... da scacchista
:)))))))
Bravo Robbie !
@Piero scacchista: Ti segnalo, per te che hai già avuto modo di apprezzare Maurensig (ma naturalmente vale anche per tutti gli altri qamici), che è stato appena pubblicato un suo nuovo romanzo che parla di un famoso scacchista germanico, realmente esistito, un certo Harrwitz, che visse per tanti anni nella zona di Bolzano e dintorni. Il libro si intitola "l'ultima traversa"
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