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"La collina del vento" - Commento di Bruno Elpis
Il romanzo vincitore del premio Campiello 2012 è una storia nella storia: quella della famiglia Arcuri, calabrese, che attraversa - con nascite, amori e morti - il XX secolo: dal primo conflitto mondiale sino al secondo dopoguerra.
Durante la lettura ci si perde nella bellezza dei luoghi: Spillace, la spiaggia e il promontorio di punta Alice e soprattutto lei, la collina del Rossarco, con il bosco di Tripeti e il burrone della Timpalea. Una collina che custodisce mille segreti: personali, familiari, archeologici. Come l’antica cittadina, la misteriosa Krimisia, inseguita dalle ricerche dello studioso e appassionato Paolo Orsi.
“Krimisia era una piccola città della Magna Grecia e sorgeva tra l’attuale Cirò e il mare Jonio. Secondo lo storico Strabone, a fondarla fu il famoso arciere Filottete, che veniva dalla Tessaglia e aveva combattuto nella guerra di Troia.” Krimisia ricorre anche nella toponomastica locale: “Krisma. È la collina lunga, tagliata dalle timpe, che sta di fronte al paese nostro. Lo vedete quel bosco di ilici lassù? Quella è Krisma che scende di là della fiumara. Non può essere che Krimisa è stata storpiata in Krisma …?”
Una collina che si squarcia, per rivelare i suoi segreti. Che sono delitti, sparizioni e misteri della storia.
Alla collina gli Arcuri sono indissolubilmente legati. E per lei lottano.
Durante la lettura, si assaporano profumi, si assaggiano sapori, ci si perde nei colori. Del mare e della natura. Nel rosso del sangue e nel nero dei misteri che la collina seppellisce, anche grazie alla voce del vento: “Il vento ululava da lupo affamato …”
Lo stile è adeguato alla storia, con espressioni della parlata locale “Se l’imbidia fussa guàllara, ne vidìvi guallarùsi!”
Bruno Elpis
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