Dettagli Recensione
Mariapia Veladiano: “La vita accanto”
Se un libro, di sole centosessanta pagina, inizia come un racconto gotico e finisce dalle parti di ‘Signore e signori’ c’è qualcosa che non funziona. Così si rimane male per lo spreco dell’accurata costruzione di quella atmosfera opprimente che percorre i primi capitoli, quando la nascita di Rebecca, una bimba di rara bruttezza, sconvolge i delicati equilibri di una bella e apparentemente solida coppia borghese: le psicologie sono disegnate con mano delicata e le aspettative del lettore vengono coltivate con perizia. Mentre Rebecca cresce scoprendo la durezza della sua condizione ma anche che il futuro è – alla lettera – nelle sue mani (specie a contatto con la tastiera di un pianoforte), la storia vira verso il dramma familiare e il calo di tensione è evidente anche se la qualità della scrittura non viene mai meno. Sono i personaggi ad essere irrisolti, a partire dall’incomprensibile zia Erminia per finire con l’ectoplasmatico padre (ma forse questo può essere spiegato dal fatto che, fra queste pagine, gli uomini hanno un ruolo molto marginale): nel finale, i garbugli di famiglia vengono dipanati quasi ci trovassimo in un giallo mettendo in fila una bella dose di scelleratezze che rispuntano dal tappeto sotto al quale erano state cacciate in gran fretta. Diventa così (troppo) esplicita la denuncia dell’ipocrisia in una piccola città di provincia – nello specifico, Vicenza – che è anche all’origine degli episodi riguardanti le conseguenze dell’agguato scolastico alla protagonista e dello scavo sul fondale del fiume Retrone. Le sovrapposizioni e le deviazioni delle linee di attenzione finiscono per caricarsi sulle spalle del personaggio principale che, per quanto caratterizzato con bravura e affetto, non ha la forza per reggere il tutto: per fortuna che tra Maddalena, piagnucolosa governante che supplisce al ruolo di madre alla piccola, e la signora De Lellis, un po’ piovuta dal cielo, arriva nella sua vita la dinamica Lucilla, forse la migliore figura del romanzo con la sua abitudine a sillabare le parole per sottolinearne l’importanza. Le pagine più efficaci si rivelano allora quelle in cui Rebecca è da sola con le proprie inadeguatezze e le proprie paure, conscia del bisogno di imparare a superarle per poter avere una vita pressappoco normale: la parte migliore, oltre a quella iniziale, di un romanzo che regala una lettura veloce e piacevole ma che si rivela aldisotto delle aspettative che mi ero creato leggendone qua e là.