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La cavallina, la ragazza e il diavolo
 
La cavallina, la ragazza e il diavolo 2012-10-16 10:04:51 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    16 Ottobre, 2012
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Una cavalcata rasserenante

Ferdinando Camon, figlio di contadini, non ha mai coltivato la terra; eppure, questa gli è rimasta dentro, un’atavica vocazione, trasmessa di padre in figlio, che rispunta nei suoi romanzi appena ve ne sia la possibilità. Lui, che è stato il cantore di una civiltà ormai scomparsa, quella contadina, fatta di duro lavoro, di sudore, di sacrifici, di miseria e anche di superstizione, resta indissolubilmente legato ad essa e nel trascorrere del tempo, quando i ricordi tendono a sbiadire, colorandosi però di rosa, guarda a quel mondo quasi con rimpianto. Vero è che è stato quello della sua fanciullezza, forse il periodo più bello per un uomo, troppo breve per costruire un progetto di vita, ma non per sognare e fantasticare. E così, se con La vita eterna Camon ha descritto il mondo contadino in tono per nulla idilliaco, con questo romanzo breve (La cavallina, la ragazza e il diavolo) lo fa rivivere ai giorni nostri, ma com’era un tempo, avvolgendolo in un alone in cui l’incontro fra reminiscenze, fantasia, sogno e desiderio si amalgamo dando vita a un’opera che rasenta il favolistico, con tanto di morale finale. A ben guardare lo svolgimento, la presentazione dei personaggi, l’evolversi della trama e l’epilogo ricordano certe parabole che, per la loro eterna validità, sono senza tempo, non in contrasto quindi con quell’immobilità, che era propria del mondo contadino, e che appunto in quanto tale aveva un tempo lungo fermo, praticamente eterno.
La scrittura, come sempre fluida, mai aggressiva, l’ironia, che spesso affiora, quella capacità di descrivere uomini e cose, animali e paesaggi risaltano anche in questo breve scritto, che si impreziosisce ulteriormente nel penultimo capitolo, dedicato allo svolgimento di una corsa con cavalli, in pratica un palio, intorno alle mura di Montagnana.
L’abilità dell’autore è qui strabiliante, perché ritmo e invenzioni stilistiche finiscono con il rendere partecipe il lettore oltre le misure di un’attuale telecronaca. Senza essere in sella a Maggie, la cavalla protagonista, si avverte netta la sensazione di correre al suo fianco, di essere là, metro dopo metro, fra gli incoraggiamenti degli spettatori, che sembrano risuonare nelle orecchie. Vi assicuro che si tratta di un’esperienza esaltante, tanto da arrivare alla fine del capitolo quasi con il fiatone.
Ma, ciliegina sulla torta, nelle ultime pagine, con il trionfo della giustizia, cosa tanto più apprezzabile con i tempi correnti, la parabola giunge al suo termine, la favola esprime la sua morale e ci si sente pervasi da un grande senso di serenità.
La cavallina, la ragazza e il diavolo è veramente un gran bel romanzo.

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