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Il tempo tagliato
 
Il tempo tagliato 2012-10-10 14:31:42 maria.luperini
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
maria.luperini Opinione inserita da maria.luperini    10 Ottobre, 2012
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Il tempo, la fuga

“La vita è ritmo, a partire da quello del cuore. Pulsa seguendo un’andatura personale ed è soggetta a variazioni di circostanza. E il silenzio non è un recipiente vuoto da stipare. Ma il posto della tua musica. Quella che nessuno può spiegare.” (pag. 95)
È questo il filo conduttore di questo libro, la sua anima pulsante. Al di là del viaggio tormentoso della protagonista Viola attraverso se stessa, che la porterà dal dolore alla scandalosa verità. Al di là dell’ambiguo e minimo personaggio di Mauro, conosciuto per caso alla festa in onore del marito a un anno dalla scomparsa, che appare più strumento che oggetto d’interesse, più occasione che fine. Al di là dell’incombente presenza di Federico Alessi, il marito tenero e altolocato, il famoso direttore d’orchestra, maestro di musica e di vita, affascinante e apparentemente irraggiungibile, amato e fragile, la cui morte è fine ed inizio per Viola, abisso di dolore e rinascita.
“Bach improvvisava? Certo. Forse non alla maniera di un jazzista, ma secondo gli usi dell’epoca. (…) Gli è bastato guardarsi dentro. Il che spiega come mai ricercare era il termine con cui, in origine, si indicava la forma musicale della fuga.” (pagg. 68-69)
Altro tema è la fuga. Consequenziale e antitetico. Fuga da una vita che non le appartiene più, o che non le è mai appartenuta, per la protagonista. Fuga dai sensi di colpa, caratteristici di chi pensa di dover sempre qualcosa a qualcuno. Fuga musicale, visto che la musica è metafora e guida, anima e amore per tutti i personaggi: per Viola, che la impara, la beve quasi, dal marito e ne subisce i gusti, perennemente in adorazione; per la figlia Vittoria, che dal padre eredita il talento e la usa per un rapporto preferenziale con lui; per Mauro che ne fa fonte di reddito e di autonomia da una famiglia ingombrante.
L’autrice riesce, con pochi personaggi e un racconto racchiuso tutto in una giornata un po’ folle di fughe e confessioni tra Viola e Mauro, attraverso le parole della memoria incalzate e scandite dalle turbolenze atmosferiche che riflettono quelle dell’animo, a narrare dell’amore femminile, delle sue illusioni e delle sue generosità ma anche dei suoi ripensamenti. Un tema apparentemente semplice, che viene trattato con intensità e poesia, con un linguaggio essenziale pieno di sottintesi, ammiccando a risvolti inaspettati. Così che la fuga, appunto, diventa ricerca di sé.

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Davvero ma davvero complimenti una bella recensione, oltre ad essere utile ed esplicativa mi invoglia...
mi fa piacere, il libro merita...
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