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Oltre le porticine di quei sentieri ...
Piccolo monile, estremamente raffinato, all’interno del quale è raccontata la guerra partigiana, vista dagli occhi vispi ed attenti di Pin, un bambino la cui infanzia difficile ha reso un adulto, un po’ brusco, un po’ troppo disilluso. L’unica illusione infantile e fiabesca concessagli sono i nidi di ragno, costruiti in un posto per lui ameno e fatato e che saranno rifugio di azioni azzardate, tetro nascondiglio e luogo sul quale piangere. Un Calvino mirabile, dolce, seppur a tratti molto aspro, comunque sentimentale ed appassionato. Non a caso, gli intrecci tra la miriade di vivaci personaggi (Gli ambigui Lupo Rosso, Miscèl, Cugino sono solo alcuni degli sfuggenti partigiani che tinteggiano la vita del protagonista) sono in primo piano rispetto alle questioni politiche, che sembrano effettivamente sfumare, come se le cause della guerra fossero, in primis, dovute ad una mancata comprensione del valore e della bellezza delle cose …
- C’è pieno di lucciole, - dice il Cugino.
- A vederle da vicino, le lucciole, - dice Pin, - sono bestie schifose anche loro.