Dettagli Recensione
L'apoteosi del niente
Voto 2/10 Questo libro è veramente brutto, è bene metterlo subito in chiaro. Esaminiamo, punto per punto, gli aspetti poco convincenti di questo romanzo.
La trama è veramente pessima e lacunosa; non ricordo nulla di tanto patetico e vuoto dai tempi delle telenovelas Grecia Colmenares. Giordano approccia al libro come un neofita della cucina ai fornelli: non sceglie con cura gli ingredienti, non dosa le misure, non usa i tempi giusti. Il risultato è un pastone dei tempi moderni; ci vengono proposti in modo orticantemente patetico e disordinato tutti i luoghi comuni della nostra società: l’emarginazione, l’incapacità decisionale, il bullismo giovanile, l’anoressia,l’omosessualità, la personalità border line, il rapporto di coppia non appagante, la difficoltà del ruolo genitoriale e chi più ne ha più ne metta. Una puntata di Lucignolo non sarebbe riuscita a condensare tanta banalità tutta assieme. Notevole sforzo di sintesi.
La caratterizzazione dei personaggi è perfino peggio della storia. Non c’è introspezione, Giordano sembra conoscere la realtà in modo indiretto. Il libro non sembra scaturire da esperienze personali, per definire i personaggi fa uso di un selvaggio copia/incolla apponendo sciattamente idee prese un pò qui e un pò lì; ne esce fuori un buffo vestito di arlecchino. Le parole non sembrano nemmeno figlie di un mondo interiore. La storia della letteratura è ricca di capolavori scritti da prigioni di emarginazione: Bronte, Dickinson, Leopardi, solo per citarne alcuni, ci hanno regalato pagine intense arandosi dentro. Giordano invece ci regala pagine vuote come un foglio intonso, non usa il Teorema 0 della buona letteratura: mai parlare di ciò che non si conosce (o che non si vive). Poco autentico.
La scrittura, per quanto ripetitiva, è scorrevole. Il libro si lascia leggere e questa è di certo la sua colpa più grande; se ci fosse stato qualche disincentivo alla lettura avremmo evitato di perdere tempo in una lettura sterile ed inutile. Sebbene alcune metafore e similitudini siano molto belle, evocative e di grande impatto perdono subito la propria vis per via del contesto arido in cui sono inserite. Alla lunga, inoltre, il ricorso alle similitudini fisico-matematiche risulta fastidiosissimo.
Forse il signor Giordano non sa che non bisogna essere casi disperati per provare la disperazione della solitudine e dell’emarginazione. Il ricorso al caso umano è veramente fastidioso.
Immaturo, da un quasi trentenne mi aspetterei maggiore spessore. Mi viene il “solito” dubbio che qualcuno ci stia prendendo per fessi. Basta una storiella insulsa ed un pò di pubblicità per far diventare un libro vuoto un successo editoriale? Evidentemente si. Usando un linguaggio matematico potremmo dire La solitudine dei numeri primi sta alla letteratura come Lucignolo sta al mondo dell’informazione