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Quei sogni che vorresti correre e non ci riesci...
L'autore Angelo Calvisi in questo romanzo fornisce al lettore uno spaccato contemporaneo e tristemente reale di quella fascia generazionale di transizione che vive "alla giornata" senza poter contare su un futuro migliore.
Il protagonista è Paolo, quarantenne alla deriva come molti, con un lavoro precario e una situazione sentimentale approssimativa, che in prima persona ci racconta di sé stesso in vari momenti della sua vita, sullo sfondo di una Genova claustrofobica che forse ha già dato troppo e che ora non ha più nulla da offrire.
Addentrarsi in questo romanzo è un'esperienza che sicuramente non dona sollievo, non vi troverete una piacevole storia d'evasione dove potersi rifugiare dalla realtà quotidiana. Qui la realtà quotidiana è fin troppo marcata, la sentirete alitarvi sul collo ad ogni parola. Inutile pure, come tenta il protagonista, rifugiarsi nella stereotipata passione calcistica sperando che i problemi svaniscano con la vittoria della propria squadra del cuore. "Un mucchio di giorni così" è come quei sogni che vorresti correre e non ci riesci, una storia di vita come tante, con ricordi, aneddoti, sogni infranti, un collage di emozioni e pensieri, che si snoda avanti e indietro nel tempo in maniera un po' disordinata, iniziando dall'anno 2007 e retrocedendo al 1995, per poi nuovamente saltare dal 2001 al 2012, e concludendo infine con il 2009.
Proprio a causa di questa struttura narrativa, che esula dall'ordine cronologico tradizionale, si fa un po' fatica ad entrare nelle dinamiche della storia, si rimane spiazzati da questa sorta di "caoticità", non si riesce subito ad empatizzare con il protagonista e con il suo fluire a ruota libera di pensieri, sciolto e rapido con un fiume in piena. Intendiamoci, il fatto che l'autore abbia tentato un'esposizione diversa dal normale, non è di per sé negativo, anzi, avrebbe potuto rappresentare un enorme pregio, un punto di forza trainante. Il problema è che espedienti di questo tipo creano una certa aspettativa nel lettore, si attende una svolta folgorante, un colpo di scena geniale che lasci annichiliti, qualcosa di potente o comunque di imprevisto, che dia un senso a questa scelta stilistica alternativa.
Invece la storia lascia un gusto amaro: è stato interessante entrare fugacemente nell'esistenza di questo personaggio, è stato interessante assistere alla rappresentazione di questo scorcio di vita attuale, veritiero, disilluso, ma la sensazione a libro finito non è esattamente quello che ci si aspettava.