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La solitudine dei numeri primi
 
La solitudine dei numeri primi 2008-08-15 01:11:06 lrnz
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Opinione inserita da lrnz    15 Agosto, 2008

pessimismo? si, se non si va oltre

non capisco davvero l accanimento sterile di alcuni contro la solitudine dei numeri primi. Al di là delle critiche su l eccessivo palcoscenico che si é creato l autore ( le cose più brutte sono la copertina e la foto da belloccio di lui a fine libro ), bisogna prendere il testo con obbiettività e valutarlo per quello che é: un racconto di vita, la visione intima dell autore del mondo che lo circonda, uno scritto sincero, una riflessione sulla propria esistenza, senza cercare a tutti costi l affresco sociale o lo spaccato della vita italiana. il romanzo non vuole essere minimamente un indagine sulle problematiche giovanili, tale aspetto collide con la dimensione estremamente solitaria dei protagonisti, ma neanche l' esaltazione della marginalità...emerge secondo me la necessità dell autore di mettere su carta le proprie consapevolezze rispetto a quelle che sono condizioni universali con cui chiunque si ritrova a fare i conti (la solitudine, l emancipazione dalle figure generitoriali, la necessita di affetto). il romanzo è limpido e scorre autonomamente, e non vuole essere niente di più di quello che racconta, la storia di uno, un ragazzo intelligente e solo, il cui essere speciale é più un peso, una gabbia in cui resta imprigionato, una condizione da cui é impossibile scindere. L autore tocca con profondità e amara maturità i picchi critici della crescita, l adolescenza, il vacuo senso di immortalità e l inevitabile peso delle conseguenze che attanaglia ogni giovane rispetto al passaggio all età adulta, che in mattia trova il parrossismo, nella totale chiusura al mondo esterno e l abnegazione ai doveri. E forse la fase adulta il punto debole del racconto, quasi come l' autore per la giovane età gli riesca difficle da descrivere; il romanzo tende ad allentarsi fino a un ragionato finale. Tuttavia nulla é in più, niente é costretto, esagerato più del dovuto; è la vita dell autore, e non c é niente di più onesto che la vita, e non l immagine di come dovrebbe essere.

E' anche interessante percepire come l autore sia il riflesso di un po tutti i personaggi, da l omosessuale denis ( un altro solo, descritto fin troppo accuratamente per non essere parte in qualche modo del bagaglio esperienziale dell' autore ), all' oscuro mattia e la infelicità di Alice: infatti, fra questi, nessuno emerge in maniera assoluta; ognuno alla fine troverà la sua dimensione, per proprio conto, ed é questo il messaggio di speranza che molti superficialmente non colgono: le storie sono il pretesto, lo sfondo per mostrare la crescita dei protagonisti, l emancipazione, che solo dolorosamente puo avvenire (ognuno infatti, toccherà il proprio fondo), che solo con l accettazione della solitudine, contando sulle proprie forze, puo avvenire.

che dire, di romanzi che tattano temi come questo la letteratura ne é piena, e certo questo non è allo stesso livello come complessità narrativa di Marquez, per esempio ( cent qnni di solitudine). resta comunque un buona prova, uno scritto delicato, sfumato a volte, altre aspro e cinico come forse si presta la mente di uno scienziato, che nel suo rigore riesce comunque qd emozionqrsi di fronte ad un alba, e descrivercela in modi che prima non avrei immaginato.

un romanzo adulto, un piccolo gioiello, raro nelle sue fattezze per il panorama italiano.



p.s.

a chi ha tacciato di irrealtà questo libro gli faccio notare come sia possibile che oggi passi per comune e comunicativo di una generazione le storie di uno che scrive sui muri frasi d amore attaccando lucchetti ai ponti e andando in giro a fare a botte, piuttosto che la fragilità di un ragazzo e delle difficoltà di comunicare con il mondo esterno.

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