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Il vero canone inverso sono le vite dei due protag
Il romanzo ci proietta in una Vienna da belle epoque, raccontandoci attraverso gli occhi di un romanziere le alterne vicende dell'aristocratico Kuno Blau e del violinista ungherese Jeno Varga, suo amico. Tutta la storia è un lunghissimo flashback sulla giovinezza dei due protagonisti, i loro amori, la loro passione per la musica, la loro separazione, in un'ambientazione che mantiene tinte fosche e un po' straniate.
Maurensig sparge a piene mani elementi critici nel tessuto del racconto, passaggi volutamente non chiari, frasi volutamente non dette: al lettore non resta che stare al gioco dell'autore, in attesa di un rivolgimento finale che sciolga ogni dubbio sulla trama. Mentre il racconto si fa sempre più involuto, l'intreccio sempre più ingarbugliato, si arriva al capitolo conclusivo, davanti a una lapide in un cimitero, che dà senso a tutto il romanzo: il canone inverso di questo racconto sono Kuno Blau e Jeno Varga, le loro vite non possono che essere indissolubilmente intrecciate come le voci di un canone inverso.
Davanti alla spiegazione finale, si resta attoniti come chi non ha capito proprio nulla di ciò che ha letto, e ci si ritrova a ricominciare da capo la lettura del libro, leggendolo anche noi a due voci, proprio come un canone inverso.