Dettagli Recensione
Dino Campana
Questo libro è un viaggio. Una vita. Il viaggio di una vita.
Scritto dopo tanti anni di ricerche e di passione (e si vede), Sebastiano Vassalli narra la vita di un poeta italiano non molto conosciuto ma che ha avuto una vita molto travagliata e intensa: Dino Campana, l'autore dei "Canti Orfici".
Con un'attenta e precisissima ricostruzione storica della società e dell'esistenza di quel tempo, la vita di questo poeta viene vissuta interamente nella pelle e nella mente del lettore: il difficile rapporto con una madre che lo odia, un padre che non lo comprende, un paese che lo emargina etichettandolo come "scemo del paese", i numerosi viaggi per il mondo, le sue avventure, i suoi pensieri, le sue poesie, i suoi ricordi, gli amici, le permanenze in vari manicomi, i lavori per sbarcare il lunario...
La solitudine, la diversità e la "pazzia" sono i fulcri del romanzo: chi era Dino Campana in realtà?
Un matto, un pazzo. avrebbe detto chiunque a quell'epoca.
Era semplicemente incompreso. Era un'anima sensibile vagante per il mondo in cerca di una felicità indefinibile e irraggiungibile, un cuore profondo pieno di parole che verranno trascritte su carta, tramandate da persona a persona...
Un poeta. Una delle poche incarnazioni del sentimento che vengono spesso fraintese, viste come pericoli o minacce da parte dei cosiddetti "normali".
Tra versi scritti dal poeta, la sua vita e un ottimo e impeccabile affresco di fine Ottocento-inizio Novecento con continui interventi dell'autore per specificare alcuni termini e passaggi, il libro risulta perfetto dal punto di vista strutturale e stilistico, ma forse anche un po' pesante: alcuni fatti o dettagli non rimangono molto impressi, si dimenticano e il linguaggio è piuttosto ricercato e complesso.
Una trama vera e propria non dovrebbe esserci, eppure alcuni passaggi fanno perdere il filo del discorso e si crea una leggera confusione.
Comunque sia, Sebastiano Vassalli, con il grandissimo talento letterario che lo contraddistingue, ci parla di Campana, ma parla anche di un'Italia diversa, primordiale, costretta a vivere in un mondo di finzione, perbenismo, serietà e indifferenza. Un mondo quasi vuoto, ravvivato solo dall'arte e dalle emozioni che ormai pochi sembrano in grado di provare.
Dino Campana era uno di loro, per questo era rifiutato, era considerato un diverso, una specie di "mostro" di cui l'autore stesso ha preso enormemente a cuore la vicenda, narrandola in questo bel libro, dicendo chiaramente che se il suo poeta non fosse mai esistito, prima o poi l'avrebbe inventato.
Perchè i poeti, e tutti gli artisti in fondo non sono umani. Sono una razza a sè, fuori dall'ordinario, una splendida stirpe che vive nella fantasia e nella perdizione, che rende più bello il mondo in cui viviamo.
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