Dettagli Recensione
Non sai mai se ti sei salvato dalla morte
Premetto di non ricordare tanto il romanzo in sé, quanto la sensazione che mi ha lasciato: pessima.
Non perché sia scritto male, né tanto per la consistenza della trama: semplicemente, al suo interno c'è qualcosa di marcio, come un odore sgradevole che ti si attacca ai vestiti e non ti lascia più.
Considerando il periodo in cui l'ho letto, penso che mi abbia addirittura influenzata.
Diciamo che, a mio parere, è un libro che toglie la voglia di vivere. Sul serio.
Questo non fa di lui un pessimo libro, perché lo scopo della Mazzantini era, parzialmente, questo: dipingere a tinte crude ciò che si nasconde dietro quelle storie d'amore dirompenti e totalizzanti; delineare le conseguenze di chi, ingenuamente, crede di poter sopravvivere utilizzando la propria "meta'" come terapia, nell'illusione di riuscire a ricoprire il medesimo ruolo nei suoi confronti.
Nessuno si salva da solo, no, e nemmeno i due protagonisti: "due cose storte non ne fanno una dritta", per così dire. Nella loro imperfezione, nel loro dolore, si ritrovano ad essere un'unica entità schierata contro l'universo. Due ciechi, due storpi, due sordi: nella convinzione di aiutarsi l'un l'altra, non hanno fatto altro che alimentare le proprie angosce. Si sono impediti di crescere, abbagliati da quell'idillio sconcertante della prima fase della loro storia, dove, probabilmente, sono riusciti davvero a salvarsi a vicenda.
- Le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto. Dove sono arrivati loro. Perché poi ti resta addosso troppo male.
E, chi ci si è trovato dentro, lo sa.
Indicazioni utili
- sì
- no