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L'amara rivalsa degli anziani
Al termine di questa lettura, come spesso mi accade, vengo colto dal dubbio: qual è l'elemento che fomenta maggiormente il malcontento popolare, la classe politica che si circonda, con aria spocchiosa di superiorità, da una fitta nube di privilegi, che sembra non potersi mai più diradare, oppure la crisi economica imperante? Dopo tutto la differenza non è poi così tanta, quindi la causa è da ricercarsi altrove.
Nel fatto che l'Italia - la nazione dell' impero Romano, di un fiorentissimo Medioevo e Rinascimento, patria della cultura, dell'arte, terra natia di grandi inventori, navigatori, artisti, soggetto di frammentazioni, ricostruzioni, sconvolta da invasioni e poi Risorta e difesa dai partigiani- sì, la nazione che ha probabilmente più storia al mondo - non sia più nelle mani del popolo.
Anzi, vittima di un gioco politico sfrenato e incosciente che l'ha ridotta sull'orlo del baratro e dell'autodistruzione.
I quattro anziani protagonisti del libro sono proprio questo: il simbolo di un paese che è alla ricerca di una rinnovata identità comune, che desidera riappropriarsi di secoli di storia strumentalizzati e dimenticati, ma nello stesso tempo fagocitata nell'ingannevole e inquietante tranquillità di una serenità che non si vuole abbandonare. Perché la realtà è che di sereno c'è rimasto solo il cielo, quando va bene.
Angelo, Ettore, Osvaldo e Filippo sono uomini che non hanno studiato, ma che sono testimoni viventi del partigianesimo, di quel movimento di liberazione e protesta che ha plasmato l'identità nazionale e spesso sottovalutato. Sono uomini con dei principi, gli unici ormai con un briciolo di fermento, con un gorgoglio di rivalsa che ribolle nel sangue. Perché loro sanno cosa significava portare il tricolore, servire la patria. Combattere per essa. E paradossalmente è questa loro cultura, l'esperienza diretta, un passato la cui memoria si staglia con malinconica vivacità sul presente. I loro valori, maturati per 7 decenni sono la scintilla che dà origine ad un piano assurdo: rapire Silvio Berlusconi per obbligarlo a scusarsi. Per aver preso in giro una nazione. Per aver sacrificato all'utile politico il benessere del popolo. Questo è un gioco a cui quattro vecchietti e molti italiani non vogliono partecipare. Ma le carte in tavola, l'All in, il rischio, è proprio di soli quattro anziani. Salvati dalla cultura. Dalla memoria.
Bartolomei ritrae con stile ironico la condizione dell'Italia moderna, attraverso la vita attiva degli anziani, vittime dimenticate di file interminabili per la pensione, per le TAC, ridotti a vivere con pensioni minime nonostante meriti che trascendono la mera produzione del Pil. Angelo, Filippo, Ettore e Osvaldo non sono però anziani comuni: la noia della vita e il ricordo del passato li assale costantemente e si tengono responsabili dell'ordine, e rimediano al deperimento senile con attività quasi vandaliche o giovanili che fanno sinceramente ridere.
Una risata subito stemperata da un'ironia più sottile, quasi sarcasmo pungente. Anzi, satira implacabile che non risparmi nessuno, tantomeno la mistificazione politica della parola, i giovani svagati e gli stessi anziani.
Un libro per riflettere, nonostante l'apparenza, su come il futuro ci sta sfuggendo di mano.
Da un punto di vista puramente letterario, lo stile si perde un po' nella scansione temporale che mi ha confuso spesse volte in quanto si passa da flashback a sommari, passando per ellissi di precisazioni temporali che lasciano un po' disorientati, ma nulla di grave.
La banda degli invisibili: il titolo è eloquente, ma una volta finito lascia quel sorriso amaro che chiede spiegazioni. E l'unica che riesci a trovare non è molto cortese. Un libro per misurare con l'amaro in bocca i metri che ci separano dal fondo. Una caduta libera la cui fine è calata dall'ombra, invisibile. Quattro vecchietti per cambiare aggrapparsi con le unghie alle pareti della salvezza. Speriamo che la roccia non si sbricioli.
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Commenti
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Non so più che aggettivi usarere per descrivere le tue recensioni, anzi no, i tuoi capolavori...... fantastico!!!!! riesci sempre a farcii calare nell'opera e a darci degli assaggi dell'atmosfera che emana il libro!!!!!!Continuando così diverrai il novello Umberto Eco!!!!!
CONTINUA COSì!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
@Cecilia: A te un grazie speciale per il consiglio con la tua recensione hai raggiunto lo scopo: invogliare la gente a leggere il libro, io, almeno, l'ho fatto. La tua invoglia, la mia è pi analitica, come hai detto tu, meno romanzo, più ragionamento, ma sono entrambe recensioni che si completano vero?
@Marcella: A te un altro grazie speciale, per avermi augurato un bel futuro XD.... IO devo fare a settembre il terzo anno di Liceo Classico, per il futuro, bhè, è la domanda da un milione ;-) Comunque sono ancora indeciso perchè mi piacciono ambiti molto discosti fra di loro e che hanno pochi punti in comune.... certamente mi piacerebbe scrivere, non necessariamente romanzi, ma anche saggi, articoli, chissà, forse un giorno; inoltre mi incuriosisce l'ambito psicologico delle persone, lo studio dei comportamenti e della mente, perchè le persone compiono le loro azioni, riuscire ad immedesimarsi negli altri, per quanto si può, insomma, mi piacerebbe, come in ogni libro che si rispetti, studiare l'animo umano; inoltre mi afafscina il cosmo, l'universo, l'astrofisica..... insomma, devo scegliere una strada, ma penso che la scrittura sia l'unico modo per coniugare questi interessi, grazie!
@Alessandro: Un novello Umbi, che bello, magari (soprattutto per la cultura, il denaro e la biblioteca ahahahahahahahahahaha)
Wow, Dany certo che hai degli interessi bellissimi *_*
Sei una persona speciale, credimi. =)
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Sei stato molto esauriente e analitico (al contrario di me che ho scritto una pagliacciata XD) e hai colto perfettamente il messaggio del libro. Ma lo sai che hai la stoffa del critico letterario?