Dettagli Recensione
Le maleparole
Catania, anni Sessanta. Il giovane avvocato Astuti scrive discorsi elettorali per il politico locale Rallo. Il bisogno di denaro per l'imminente matrimonio con Angela portano Astuti ad accettare un altro incarico: redigere le memorie del commendatore Patanè. Man mano che i ricordi affiorano, il passato torna ad oscurare un presente che cela verità nascoste, amori e rancori mai sopiti.
Con questo romanzo, l’autore costruisce una storia a più piani di lettura, una critica sorniona di ambienti e persone, senza cadere nei soliti luoghi comuni. La prosa è raffinata e divertente, fatta di ironica lievità, allusioni, ambiguità e doppi sensi. Uno stile narrativo che, proprio attraverso periodi articolati, spezzati da incisi e mutamenti di prospettiva, solo alla fine rivela il (doppio) senso profondo.
Scrive Leo Gullotta, amico dello scrittore e suo recensore d'eccezione: "Ritrovo tra le pagine la mia Catania, la sua luce, il suo profumo. Ritrovo l'istinto per il teatro e il suo erotismo strisciante. Ritrovo, soprattutto, quella pirandelliana confidenza con l'ipocrisia".
Un'ipocrisia che si esprime con le parole e con le maleparole.
Buona lettura:)