Dettagli Recensione
La logica del soldato
88 pagine. Poche per un romanzo. Troppe per un racconto. Abbastanza per una storia.
Impegnata, intensa, profonda. Capace di penetrare in te e di consolidarsi in immagini e riflessioni. In grado di pesare là, nella mente.
E' sbagliato leggere questi testi come se fossero un consueto romanzo, aspettandosi il picaresco.
Bisogna abbandonare ogni difesa, lasciarsi cullare dalle parole, dalle pagine. Dalla poesia che la penna di De Luca sprigiona, dall'anima che scoppietta in queste frasi, mentre ti ritrovi circondato dall'indefinito, e ti chiedi quale sia il punto. Quale sia il messaggio finale.
Prima mossa sbagliata. A volte non serve ricercare il simbolismo, a volte non serve appesantirsi la mente con ricerche febbrili di significati secondi.
A volte è necessario abbandonarsi e seguire la storia, mentre la realtà si frantuma in immagini delicate. Incredibili. A volte la penna esprime la realtà con una sublimità tale da superarla.
Allora pensi che il libro sia solo immagini, belle ma inconsistenti.
Seconda mossa sbagliata. Perché Il torto del soldato è un testo impegnato, una raccolta di pagine che porta umanità sul genocidio ebraico. Già, una raccolta di pagine, perché in fondo tutte possono essere lette autonomamente. Continui a pensare che nonostante tutte le qualità, il libro non sia memorabile.
Terza mossa sbagliata. Perché De Luca indaga la vita dei carnefici sfuggiti alla pena.
Il senso di colpa, famelico, che ti attanaglia, i sensi continuamente allarmati per non cadere nell'arresto. Ma tu, vecchio criminale, macchiato di alcune delle colpe più atroci immaginabili, o meglio, inimmaginabili, non temi la prigione. Temi il processo civile. Perché sei un militare e obbedisci solo agli ordini. Il tuo torto non è aver obbedito, ma aver perso.
Pensi così perché l'ideologia della perfezione ti ha plasmato, perché hai bisogno di un nemico, la sconfitta, contro cui riversare la tua frustrazione. Ma in realtà il tuo più grande torto è l'aver provato soddisfazione nella sofferenza degli altri. Perché c'è un limite dopo cui l'obbedienza è crimine contro gli altri e contro la propria dignità.
E ora c'è tua figlia, in bilico su un solo pensiero: conoscere i tuoi crimini e probabilmente aborrirli, o rimanerne all'oscuro e continuare ad accudirti. Tua figlia sente il peso della storia e ha solo un desiderio: sentirsi leggera. E solo il tatto può riuscirsi, solo Erri seduto ad un tavolo in montagna mentre sfoglia fogli in yiddish. Non è solo carta. E' il peso del passato, di se stessi.
Erri de Luca scrive poesia, un po' come Baricco, ma il suo stile è più incisivo, meno leggero.
Il mio più grande torto è aver commesso tutti e tre gli errori da cui vi ho messo in guardia.
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Commenti
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Anche io ero "disorientata"leggendolo,(cosa che con De Luca non mi era mai capitata).
Solo alle ultimissime pagine tutto si è fuso,ha preso forma e io ho pensato che questo scrittore non sbaglia mai!!
Grazie Amarilli!
Alessia, questo è il mio primo testo di De Luca quindi non posso fare molti confronti, però mi è piaciuto e inoltre ha trovato la lunghezza giusta, se fosse stato scritto di più lo stile che ha scelto non avrebbe funzionato, almeno così credo.... leggerò sicuramente altri suoi libri......ah, e naturalmente grazie per la tua recensione, senza non l'avrei nemmeno guardato in libreria
Ti faccio tutti i miei complimenti!!!!!!!! :-)
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Io amo questo autore, mi rigenera.