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Quando dentro un grande uomo c'è ancora un bambino
Il romanzo narra le vicende di Leo Pontecorvo, grande oncologo, uomo piacente, ricco, appartenente alla borghesia ebrea romana, che dalla vita ha avuto tutto: affidabile e sicuro nella vita lavorativa ma insicuro nei rapporti personali, dipendente prima della madre e quindi della moglie, nelle faccende domestiche e della vita quotidiana. Accusato dapprima di faccende di denaro poco pulito nella sua clinica, e poi da una dodicenne con qualche problema famigliare di seduzione e tentato stupro, l’uomo si rinchiude in un mutismo rassegnato. Assolutamente e onestamente estraneo a tutte le colpe che gli vengono attribuite, si comporta da colpevole e si ritira lasciando che il mondo decida per lui.
Sapientemente l’autore, utilizzando un narratore onnisciente, narra la vicenda entrando ed uscendo dalle vicende giudiziarie della vita attuale, alternando ricordi di una vita serena fatta però anche di occasioni mancate.
Magistrale nella descrizione del protagonista: sia dal punto di vista fisico mediante paragoni e similitudini, che nel profilo psicologico. Leo è un personaggio a tutto tondo. Un grande uomo all’apparenza ma di una fragilità sconcertante.
Peccato che, avendo in mente una seconda parte, il finale non sia un vero finale.