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Incantatore
Romanzo intenso, poetico e al tempo stesso crudo. Onirico e perfettamente calato nella realtà contemporanea, di cui ci mostra uno spaccato attraverso la penna e gli occhi di Veronica: personaggio singolare, affascinante, dalle mille sfaccettature e tuttavia così semplice nel suo modo di concepire il mondo: originale e accattivante, che a volte non può non strappare un sorriso, pur nella descrizione di esperienze dure, tra una carrellata di personaggi spesso squallidi e meschini. Umani nelle molteplici sfumature non sempre ben definite. Una visione che seppur distorta e sfumata dalla particolare percezione di Veronica non è difficile da reinterpretare. Non è difficile riconoscere la vera Veronica e un frangente di società desolante tra colori baluginanti e fatti stravaganti che contraddistinguono la sua visione del mondo, dove nulla è mai come appare, eppure capace di cogliere quelle sfumature che alla maggior parte della gente sfuggono. Innocenza e fantasia, sono le lenti di cui la protagonista si serve. Ciò che difende con tutta se stessa.
Veronica Soffici è un personaggio tangibile e credibile, come tutti gli altri, altrettanto ben tratteggiati: la nonna-tata, Olga, “Il Ratto” Anton, e Cecilia, in un qual modo specchio delle paure e dei desideri di Veronica stessa, che è forse uno di quegli ingranaggi che si muove per primo verso l’inevitabile cambiamento cui la protagonista resiste strenuamente. Perché il cambiamento che le è concesso da chi la circonda non ha come fine la sua felicità, al contrario è una normalizzazione che porterebbe a una maggiore costrizione della sua personalità.
La genialità e la bellezza del romanzo hanno radici proprio nel modo visionario di narrare la storia, ben equilibrato e unito all’uso del diario come strumento narrativo, che contribuisce a creare tensione e invogliare alla lettura, che scorre senza interruzioni dall’inizio alla fine. Lo stile è veloce, conciso e incisivo, grazie a un uso efficace delle parole e d’immagini originali ed evocative che s’imprimono facilmente nella mente, e nel cuore, del lettore.
La trama è ben congegnata e la storia si evolve in modo efficace senza sbavature e interruzioni. Anche in questo caso è il particolare punto di vista a creare momenti di suspense, che non lesina colpi di scena che contribuiscono a rendere la storia di per sé semplice per nulla banale. Fino a un finale che lascia l’amaro in bocca, ma che è coerente e molto credibile.
È facile condividere il mondo così diverso delle sorelle Soffici e restarne risucchiati. Il libro, infatti, si legge in soffio, ed è forse l’unica pecca. Non sorprende che sia stato finalista al Premio Calvino 2011.