Dettagli Recensione
Dentro un bicchiere
Isabella Santacroce è una scrittrice piuttosto controversa e oggetto di parecchie critiche e polemiche per quanto riguarda il panorama letterario italiano.
Per questo mi incuriosiva leggere qualche sua opera. Ho dato un'occhiata ai vari titoli (quasi tutti esagerati, particolari e strani nella trama. Insomma, si capisce fin da subito che non è affatto una scrittrice comune e ordinaria) e per cominciare ho preso questo che mi sembrava un po' più leggero e delicato, con una morale significativa e colmo di sensibilità.
"Mi sembrava", giustappunto. Il contenuto è senza dubbio delicato e sensibile, ma in un modo prolisso, in un ambiente piuttosto approssimativo.
Vorrebbe essere una specie di fantasy di denuncia, ma si evince chiaramente che è una palese e mal fatta copia di altri fantasy per ragazzi, e per di più i personaggi e tutti i luoghi non hanno alcuna sostanza, sono spesso banali e si fa fatica a immaginarli.
Leggere questo libro è come trovarsi dentro un bicchiere di vetro: all'interno non c'è nulla e anche se si vedono le pareti, la loro trasparenza impedisce di definire il luogo in cui ci si trova e il tutto dà un tristissimo senso di vuoto. E noia. Soprattutto tantissima noia.
Ma la vera e propria tragedia sono le descrizioni infinite e prolisse fino alla morte! Oltre ad essere inutili (milioni di parole non sempre creano la sostanza capace di dar vita a qualcosa), superficiali, banalissime e irritanti, ti fanno sentire un povero stupido per l'ossessiva ripetizione con cui vengono piazzate qua e là. Ho capito che il sole è caldo e lontano, che il cielo è azzurro e infinito, che gli uccellini cinguettano e svolazzano... Basta Isabella! Non sono un'idiota!
Per non parlare poi del pezzo in cui l'autrice si autoinserisce nel romanzo come eroina di turno! Un'odiosa e irritante azione autocelebrativa.
Pensate che tutto questo sia finito? No, perchè la Santacroce deve infilare nella storia perfino la ninfetta bianca cornuta con il lecca-lecca in bocca presente sulla copertina del suo precedente romanzo "V.M. 18"! Ma che senso ha tutto questo? Perchè tutta questa accozzaglia di casualità? Che cosa c'entrano? "La risposta non la sapremo mai" tanto per citare Roberto Giacobbo.
Che libro deludente! Gli darei come voto 1, se non fosse per la tenerezza e la compassione che ho provato per la piccola Lulù, per il suo linguaggio sgrammaticato, la sua ingenuità e immaginazione infantile e il suo triste e struggente desiderio di essere amata nonostante venga considerata diversa e venga rifiutata dalla società per colpa del suo aspetto.
Che dire? La Santacroce tenta di essere originale e anticonformista, ma lo fa in un modo completamente sbagliato ed esagerato! Voglio comunque provare a leggere qualcos'altro di lei, così tanto per curiosità. Però non me la sento di consigliare questo qui. Leggetelo solo se siete veramente interessati.
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Lo stile di Isabella è in questa trilogia ancor più ipnotico e ricco di anafore rispetto al solito. E' una tecnica che rimanda alla liturgia. La dimensione è quella del Sacro, Mistica, fuori da tempo e spazio e al di là del bene e del male. Può non piacere, ma è tutto voluto e coerente. Il didascalismo superfluo di stampo razionale-storicistico-narrativo è nemico della Grandezza della Letteratura così come dalla Santacroce intesa. E' un'Autrice diversa e unica, può non piacerti per niente ma merita rispetto e attenzione (informarsi pima di criticare e archiviare con superficialità non possedendo gli adeguati strumenti conoscitivi).
Ciò che per te è noia per molti è incanto. La dimensione irrealistica non rappresenta un difetto, bensì è perfettamente funzionale e appropriata (come in VM18 e nel precedente Zoo, ad es.).
Molti capolavori letterari si collocano nell'atemporalità e nel luogo/non-luogo, risultando perpetuamente validi proprio in virtù della non specificazione, del rifiuto di ogni superflua razionale narrativa storicistica circoscritta indicazione limitante e rimpicciolente.
Consiglio tutta la produzione santacrociana, e questo libro senz'altro ma solo se prima avete letto VM18 che è il primo tassello della 'neodantesca' trilogia Desdemona Undicesima.
Santino da Trieste