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A iurnata e’ ‘nu muorzo
Benvenuti a Montedidio, un antico quartiere di Napoli, brulicante di gente e di storie, tra palazzi vecchi e fitti, cosi’ fitti che non c’e’nemmeno un angolo libero.
Benvenuti ai lavatoi, il tetto di Montedidio, dove l’aria e’ libera di volare e le profezie si avverano, dove si vedono le stelle ed i panni stesi profumano l’aria di scaglie di Marsiglia.
Benvenuti alla marina, dove i pescatori vuotano le reti e le famiglie passeggiano dandosi la mano.
Un ragazzino di tredici anni che sta diventando uomo, una bottega dove impara il lavoro di falegname.
E poi Maria, che ha tredici anni pure lei, che paga i conti dei suoi genitori come puo’, che pare piu’ grande perche’ ha gia’ conosciuto “lo schifo”, che insegna al ragazzino l’amore e guardandolo negli occhi, lassu’ sulla terrazza di Montedidio, gli dice : - M’importa di te-.
Un calzolaio ebreo che per errore o forse no, si fermo’ a Napoli invece che a Gerusalemme.
Poi un “bumeràn” che il suo babbo gli porta dal mare, un oggetto nato in luoghi lontani che lui si tiene sempre addosso e ogni giorno si esercita a lanciare.
Perche’ il bumeràn e’ fatto per volare.
Il racconto di un adolescente, scritto in italiano, una lingua che sta bene sulla carta perche’ silenziosa, ma parlato in napoletano, un dialetto chiassoso che sta bene gridato, con la saliva che ne fa colla alle parole.
Come sempre un bellissimo libro di De Luca, brevissimi capitoli che si susseguono fugaci, come una lunga pellicola, viva, colorata, all’interno scene di vita, coriandoli di uomini e donne in movimento continuo.
Il piu’ verace dei suoi libri, il piu’ napoletano di tutti quelli letti, questo dialetto giocherellone e’ protagonista quanto gli uomini : avvolge tutto, diverte, commuove.
Mi sono fermata spesso a rileggere. E a sorridere.
Perche’ leggere Erri de Luca mi fa stare bene.
Buona lettura.
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